Rieccoci ad un altro capitolo di quest`etichetta americana di cui mi sto lentamente innamorando. Nel frattempo segnalo che il solito famigerato buon vecchio Frans De Waard (Vital Weekly) ha recensito con una inusuale gioia l`ultimo lavoro dell`artista di punta di Abandon Building, ossia il già recensito DoF (ora passato ad altra label - la giapponese P*DIS - il furbacchione).
Torniamo ai nostri misteriosi Set in Sand, di cui ammetto di sapere pochissimo, se non che uno dei componenti si chiama Joe e viene da Denver, Colorado.
Il disco è semplicemente bellissimo, godibilissimo, e... per finirla con i superlativi, disarmante nella sua semplicità giocosa. Come per DoF, ma forse con una misura migliore, con più gusto e meno carne al fuoco, anche qui gli elementi sono un`elettronica discreta e vagamente scomposta, a cui si accoppiano field recordings, strumenti acustici (chitarra in primis), ma anche tanti tintinnii, percussioni, `corde` di ogni genere a costruire strumentali ballate di una dolcezza e serenità rare. Non a tutti piacerà ovviamente, ma provate ad ascoltare la delicata e dinamica Reconsidering What To Do Now, le cui sporadiche ruvidezze di (forse?) sintetizzatore sorprendono e arricchiscono le già bellissime melodie.
Fatti salvi i triti riferimenti alla Penguin Cafè Orchestra e Aphex Twin, il disco ha per quel che mi riguarda pochi riferimenti fissi. E` semplicemente bello e da avere. Riesce ad essere orecchiabile senza stufare, a sperimentale senza affaticare la mente... Complimenti a Set in Sand, chiunque egli sia (o siano).
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