Abbiamo conosciuto David Wenngren prima come membro dei Library Tapes, poi come unico titolare di questo prolifico progetto svedese capace negli anni di maturare verso un perfetto connubio tra field recordings e musica classica, grazie alla bravura di David al pianoforte e al suo gusto nell`unire questo strumento a registrazioni e melodie.
Apprendo quindi con molto piacere la sua decisione di aprire una piccola etichetta, la Auetic, e le prime due uscite ripagano pienamente la mia fiducia nelle capacità artistiche di questo musicista.
La prima uscita è ad opera dello stesso David, che per la prima volta usa il suo vero nome per pubblicare un disco. Nonostante questo il contenuto rispecchia molto gli ultimi lavori a nome Library tapes, già nell`apertura in cui il pianoforte va a unirsi agli archi. Sia ben chiaro che questo non è assolutamente un difetto, anzi, le composizioni malinconiche di questo autore riescono ad affascinare sempre grazie al gusto e alla precisione con cui vengono costruite melodie fuori dall`ordinario che perfettamente si uniscono al tappeto sonoro su cui vengono adagiate.
Se dal punto di vista dell`ascolto non cambia molto rispetto al percorso musicale precedente intrapreso da questo autore svedese, a progredire sono i suoni, che riescono a essere più coesi, arrivando anche a punti in cui Wenngren riesce a mantenere la fluidità delle sue composizioni nonostante una maggior distorsione nel pianoforte.
“Sleepless Night” avvicina così questo artista a una musica da camera moderna piena di spunti, lo porta a una creatività sempre più fresca e incontrollabile capace però di dare forma a frutti tanto belli nell`aspetto quanto gustosi.
La seconda uscita della neonata Auetic è invece dedicata alla musicista belga Annelies Monserè, autrice di un disco minimale, in cui la musica è ridotta a un`ossatura essenziale per lasciare il ruolo di protagonista alla sua voce calda e struggente.
In “Marit” è infatti contenuta una sequenza di nenie accompagnate da poche note di pianoforte e chitarra o da tenui rumori di sottofondo. A prendere il sopravvento è però un canto dolce e tiepido, ma anche penetrante nella sua innocente semplicità .
Parlare di folk sarebbe eccessivo, piuttosto si può considerare questo album come una raccolta di placide ninne nanne capaci però di non risultare mai noiose, anche se non mi stupirei della loro capacità di far chiudere gli occhi per un bel sonno a più di un ascoltatore.
Due ottime prime uscite quindi per questa neonata etichetta, tra le poetiche composizioni strumentali di Wenngren e le placide canzoni della Monserè viene infatti presentato all`ascoltatore un biglietto da visita da tenere in considerazione per il futuro.
|