Ecco qua due `vecchi` sette pollici che si presentano affatto diversi, nonostante fra i protagonisti si intreccino storie comuni e a dispetto di un mood bucolico decisamente sottoscrivibile per entrambi.
Dopo qualche minuto d`improperi per capire a quale velocità vanno fatti girare, dato che in nessuno dei due viene riportata, il piacere dell`ascolto è assicurato.
Larkin Grimm dispone tre canzoni molto più asciutte di quello che uno si aspetterebbe e, da parte loro, i Rosolina Mar lasciano fluire un accompagnamento soffice e sognante, come mai ci saremmo aspettati di udire venir fuori dal loro strumentario. Il risultato potrebbe risultare spiazzante per i fan del trio veneto, ma proprio in questo sta il valore del dischetto, e chissà quali splendidi risultati sarebbero stati raggiunti nel proseguimento di questo percorso. Peccato che il gruppo abbia fatto festa, questo dicono almeno le informazioni in mio possesso, proprio quando sembrava aver raggiunto la maturità necessaria alla realizzazione del suo “Led Zeppelin III”.
Il disco di Pilia, invece, è interamente strumentale e, come recita il titolo, fa parte di un progetto in tre tomi, il pimo dei quali è già uscito in veste di 12 pollici inciso su un solo lato su marchio 8mm. ed il secondo come cassetta su Tulip Records. Suoni di chitarra lunghi ed evocativi, a metà strada fra il giovane David Gilmor ed il miglior Ry Cooder, che pongono di diritto questi brani fra le colonne sonore immaginarie destinate ad accompagnare nelle loro peregrinazioni gli hobo della mente. Pensa te se il Leopardi avesse avuto un sottofondo simile mentre si perdeva nell`infinito.... In quattro parole: sognatori del passato e del presente unitevi.
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