I numerosi, vivi tricks alle pliche vocali di Boris Savoldelli, l`informalità materica di Sharp alle chitarre, insieme per la prima volta. Sragionamenti meditati all`istante nella grande mela nel Settembre `08, scevri dai postumi dell`overdub, e congiunti da un rovente profilo manipolatorio, visto che tous les deux colano e risputano in tempo reale le loro improvvisazioni dall`amaro calice di effetti ed elettronica. A-Quantic è nell`intro sub-agitazione nera, freeform brumosa disaminata da soffocanti mutevolezze elettro-elettroniche, arpeggiati mefistofelici, ferrigne anomalie di suono ruvido ad esacerbare l`atmosfera radioattiva. La coscienza di Savoldelli proroga solo di pochi respiri la via del chek-in per una caustica frantumazione del (proprio) sistema fonale; e la sua liberazione avviene mediante ululati litanici straziati per stada, contrazioni gutturali secche o profonde, melmosi giochi di riflusso vocale, stormi di (non) parole mozzate, urlate, mormorate, sverniciate dal significato abituale su cui sono erette. Su Noises In My Head il sense of self di Sharp, timbro carnale promiscuo a tecnicismo ipercritico, s`incunea di buon grado fra Bailey e Frith, mentre stomaco di ferro vanta Black Floyd, metabolizzando senza incagli esercizi harsh al distorsore, poliritmie e adulterazioni vocali accelerate meccanicamente; provate l`ascolto a 45 giri di qualche long-playing sempre del chitarrista di Heathfield, versante solipsistico, e sarete vicini al centro della proposta. In Nostalgia i collaudi lirici di Boris si snervano alla filiforme struttura di lamento sibilante, attecchendo su A Meeting In A Park tra le maglie jazzy di uno Sharp mirabilmente tenue e notturno. Con “Protoplasmic” la percezione porta a supporre la lettura di un libro in reverse, magari scritto su lastre di metallo arrugginito, capace di assorbire nelle sue pagine i tratti idiomatici di varie avanguardie, dalla downtown all`Haino più disperante, dal rigore progressivo (qui scarnificato) di Robert Fripp e Hugh Hopper ai pionieristici cicli di sperimentazione sul filo della glottide nati nello stivale durante gli arroventati '70; conseguente, e manco troppo inaspettato, l'avvicinamento del tritatutto Boris ad avanguardie del mestiere come Juri Camicasca e l'eterno archetipo Demetrio Stratos.
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