Per certi versi è ambiziosa la proposta di questo trio perugino, misurarsi con dei nomi che incutono un certo timore reverenziale, Pop Group, Wire, che appena ho letto la scheda allegata al cd ho pensato beh, un attimo, sparare così questi nomi, stai a vedere che si tiran la zappa sui piedi.
E invece mi smentiscono. Presunzione, ma con cognizione di causa.
In poco più di mezz'ora ripercorrono in scioltezza un ventennio di ruvidezze, d'oltre manica e d'oltre oceano, attenti sia nella costruzione dei singoli brani che non concedono pause o cali di tensione, sia nel dare all'insieme un'apprezzabilissima omogeneità . Il tutto realizzato nel migliore dei modi, sia strumenti alla mano, sia dietro il bancone del mixer. E se si son già guadagnati il diritto di calcare il palco dell'ex Arezzo Wave, significa che anche dal vivo si fan valere, virtù decisiva per questo genere di musica.
Meno ambizioso, se vogliamo, il ruolo che può recitare questo disco, nel senso che non si tratta di musica originalissimissima, ci si concentra sul piacere nell'imbattersi (egregiamente) in sentieri già aperti. Pertanto questo Progress/Regress si cala sulla scena attuale presente contemporanea come un sano ma più modesto intrattenimento. Che tra parentesi è un po' il problema di questo attuale presente contemporaneo in cui spesso ci si deve accontentare di occasioni d'intrattenimento, che non mancano, a scapito delle occasioni di reale rottura, che invece mancano. Così come nell'uso del vocabolario, in questo attuale presente contemporaneo, si trascura spesso il reale significato delle parole, dando vita a dei paradossi come per esempio questo di dire che un disco che non è di rottura, comunque, come dicono i giovani, spacca.
Al di là di tutto, lo sforzo non è per nulla scontato, e da qualunque parte li si prenda, il disco è riuscito e la band da incoraggiare. Avanti così.
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