Con “Brewed in Belgium” l`avamposto è quello dell`improvvisata belga, Deus Ex Machina è il britannico Alex Maguire che ricorda studi giovanili con Cage e suonate con Elton Dean, riverito anche qui con una versione di Seven For Lee. Alla bisogna in qualità di pianista (con qualche puntata al synth) e quale bandleader di un sestetto esibitosi on air per una registrazione da destinare all`etere radiofonico nazionale, e che vede l`adesione dei 4 Wrong Object al completo, jazzcore in prog band nordica, congiuntamente ai sax nerboruti del fiammingo Robin Verheyen. Più di un titolo, Psychic Warrior, Saturn, sembra decantare con nettezza i fasci cosmici dell`Arkestra, e tutto sommato, a parte il prodromo solipsistico evansiano di un Maguire bianco-cool si nasconde fortunatamente anche del marcio. Al politically incorrect si arriva per gradi: su John`s Fragment tromba e tenore arruffano con via vai free l`aerodinamica funky-newjazzy, per Saturn il disordine collettivo fa da carica alla pignoleria di Delville sull`elettrica, estinta poi da risvolti coltraniani, Theresa`s Dress gioca di sorpresa senza nessuna logica armonica generando qualcosa di prossimo a dell`hardbop malato, goffo, difettoso. Nel suo scorrere `Brewed in Belgium` non stanca, impasta Sun Ra con armonie moderne e meno arzigogolate, ma guarda in parallelo - e non potrebbe essere altrimenti - alla scuola inglese fine 60 di Keith Tippett e soci.
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