Avevamo lasciato Cosottini e Pisani agli EASilence trio di cui faceva parte anche Luca Cartolari (Anatrofobia), li ritroviamo coinvolti in questo nuovo quartetto dal suono molto diverso da molte delle esperienze per le quali li conosciamo. Come dicevo infatti, se i due con EAQuartett, EASilence e EAOrchestra viaggiavano su binari diversi ma in cui potevano trovarsi anche degli accostamenti, in questo caso direi che ci si trova sbalzati in tutt'altro contesto sonoro. Innanzitutto si tratta di una formazione completamente acustica, infatti il fagotto e la tromba dei due si incrociano con il piano di Tonino Miano e con la batteria di Andrea Melani. Parlerei di jazz anche se credo che gli appassionati del genere potrebbero rimanere disorientati, mentre i Carinal potrebbero rimanerne quasi offesi dato che il loro suono tocca quest'ambito molto alla larga. Il fatto è che questo è il jazz come molti lo vorrebbero o lo volevano far diventare ed è portato lì dove pochi hanno il fegato di trascinarlo. Se non fosse per il fatto che non ci suona dentro, se Davis fosse ancora vivo finirebbe per innamorarsene, infatti pur non avendo nessun appiglio con la musica del vecchio Miles, quello spingersi sul confine della "twilight zone", il modo di dosare gli interventi qua e l €¡ lasciandosi al minimo indispensabile sarebbe piaciuto tanto a quel negro incazzato. Il background "colto" o "conservatoristico" di Cosottini e Pisani ogni tanto esce come nei primi minuti di "Radici" ma il gioco con Miano e Melani si sposta su di un altro campo, si tratta di due musicisti molto asciutti e i cui interventi sono a dir poco misurati, nonostante ciò si sentono e fanno davvero la differenza. Il gioco di squadra mi potrebbe far pensare al canottaggio del "4 con" ed in questo caso il "con" è quella specie di spartito grafico fotografato all'interno copertina e dal quale deduco che si tratti di un'improvvisazione con dei paletti. Che non si tratti di un "free" con libertà assoluta d'altro canto era intuibile anche dal fatto che le geometrie in più di un momento sono così simmetriche da sembrare composte, anche in questo sta la bravura dei Cardinal ovvero nel muoversi lungo un'improvvisazione che mira a contenere il pezzo fra un ipotetico inizio ed una possibile fine. Atmosfere notturne, dissonanti, tristi ma mai depressive, infatti nonostante una serie di armonizzazioni e di disarmonie non proprio semplici si ha comunque l'impressione che la melodia ed una sorta di interpretazione della tradizione permangano come indicazione base nella geografia sonora del combo. Un lavoro molto pulito e molto educato, di chiara matrice europea, se non fosse per certe sfumature mi ha quasi ricordato alcuni lavori su ECM a firma di qualche musicista scandinavo, eppure resta l'idea di un lavoro in bilico fra la fruibilità e la cerebralità , ma direi che ormai si tratta di un segno distintivo per molte delle registrazioni uscite su GRIMedia ed in questo caso anche per la francese Impressus. Molto bello e molto, molto fine.
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