Dove il corpo im-brunito del (trash) rock è resistenza, possanza, pazzia, metronomia, Unsane slo-mo e Kyuss effetto - moviola, Black Sabbath ma con più pepe, colore e qualche riff fuori-tempo in surplus. Chitarra, basso, batteria, voce, ecco gli Spread da Bergamo, strana macchina trita-noise all`italiana scagliata nella folla con “Anche i Cinghiali Hanno la Testa “ dopo 10 anni di gavetta, e giusto un bis di demo stampati nel 02/04. L`ormai quartetto - alla fonte trio - ha confidenza con i cavernosi modi di fare del rock marca heavy/doom, alleggerendo il fascino empirico per la durezza con il cesello d`inattese improvvisate: un crepuscolare Mississippi blues gola-acustica dal tatto radiofonico come Sinfonia n. 1, e l`inspiegabile digressione nella contemporanea mediante cupi slide montgomeryani intortati da disorientati schizzi di violino, special guest per le mani di Fusini & Longaretti in Sinfonia n.2, oppure ancora l`escursione cristallina in salire post-mogway di Candida che detta con lealtà non sembra viaggi al top, l`ermetica ballad Flambé. Però la dinamica mistress è costituita da un pappone d`insolenza, e la voce di Roby, impudentemente padrona, si scontra alla solennità primigenia del ritmo, dei riffs, delle bordate di basso. L`opening uno pseudo noise-stoner solidificante (Tum L`aspirapolvere) caracollato verso ridondanze melvinsiane (Spremute di Cazzo) che si bissano con tempi smorzati à la Helmet modificati da una voce sotto maleficio (Togheter Come), e finiscono col cazzeggiare nel punk (Faccia di Bronzo).
I testi? Senza peli sulla lingua. Un campione tirato a sorte, Cova L`Arabia: «hai due bulbi, lacrime sgonfie / le rigiri tra le dita / piante nella punta asciutta / per trombare la tua fica», summa di un restante che preferisco scopriate di persona.
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