Cosa pensereste se la prefazione ad un disco dei Frontline Assembly fosse scritta da Giulio Andreotti? No, non un omonimo, proprio quello. Proprio il Divo.
La sensazione è questa, ascoltando il bizzarro disco di Franco Eco, un'opera (l'ennesima) ispirata al capolavoro dantesco: i riferimenti musicali più vicini sono i Delerium (il side project di Michael Balch), ma in versione orchestrale. Con i tastieroni tipici di quella musica dei '90, ed in aggiunta cori pomposi ed un campionario di urla infernali il cui effetto è, devo ammetterlo, piuttosto angosciante. Ed essendo il caro Giulio il presidente della casa di Dante in Roma, è a lui che sono affidate le note introduttive, peraltro molto lusinghiere nei confronti del lavoro di Eco. Il quale, diciamo, non è poi del tutto malvagio, sebbene sia quasi didascalico nei confronti della Divina Commedia, di cui peraltro qui viene affrontata solo la prima parte, come sempre la più affascinante e forse più facile.
Ecco quindi l'inferno in musica, con le note sognanti di piano per Paolo e Francesca, la solennità di Ulisse sottolineata dagli ottoni, un conte Ugolino ancora pianistico e disperato, in cui affiorano perfino accenni glitch sullo sfondo delle solite percussioni pesantissime, rumori di catene, campanelli, passando per Diavoli e Barattieri, il cui sitar regala uno dei momenti più gradevoli del disco.
Il gran finale, quasi da colonna sonora disneyana, tutto archi e poesia, chiude un disco del quale per me è difficile trovare grandi pregi, al di là della pulizia compositiva e dei bei disegni di Fabrizio de Masi. Forse potrebbe essere interessante per gli studenti che si trovano ad affrontare le parole del nostro guelfo preferito a scuola: per loro, e per i professori, potrebbe costituire un'interessante colonna sonora allo studio.
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