Patrizia Oliva ha da sempre indirizzato le sue sperimentazioni vocali in tre direzioni, complementari ma distinte, riassumibili in improvvisazione radicale, canzoni stralunate e mantra darkeggianti. L`ultimo modello è quello che m`ha sempre meno convinto, e pure oggi è proprio in tale ambito che l`ex Allun confeziona uno dei suoi lavori più interessanti. Buona parte del merito va però sicuramente accreditata ad una vecchia volpe qual è Maurizio Bianchi (che è il vero intestatario del disco), musicista di provata esperienza che ha saputo valorizzare la voce della Oliva ed è, soprattutto, riuscito ad accostargli i suoni giusti, azzeccati sia per quanto concerne le coloriture timbriche sia per quanto concerne la loro nitidezza. “Invocalizations” è un sagace amalgama che raccoglie musica ambient, dark e industrial, mantra orientali, voci bulgare e tradizione vocale classica, con la Oliva che è un po` Lisa Gerrard, un po` Yma Sumac e un po` Cathy Berberian. Si tratta di una pubblicazione in grado di far conoscere il nome della cantante al di là di quello che oramai è il suo pubblico consolidato, ma anche Maurizio Bianchi può così guadagnare allori presso il pubblico dei più giovani che seguono le musiche sperimentali meno convenzionali. Un ascolto consigiato.
|