Un giorno nella cassetta delle lettere trovo un pacchetto con dei cd che hanno come unico trait d'union il fatto che si tratti di materiali provenienti dal jazz e che dietro alla batteria e percussioni siede Marcello Magliocchi. Al di là del collaborare con gente come Gianni Lenoci e molti altri basta un rapido ascolto per vagliare la capacità di questo batterista, ed al di là dei riferimenti e del background jazzistico che ovviamente fa capolino nel modo di suonare si tratta di un batterismo pulito, a tratti leggere, mai troppo scomposto e per nulla invasivo, se questo vi pare poco. In questo trio alla presenza determinante ed allo stesso tempo soft di Magliocchi compaiono il solito pianismo da "buisness class" di Gianni Lenoci ed il contrabbasso di Kent Carter che fra da collante fra i due musicisti italiani. I tre si lasciano vicendevolmente spazio senza cedere ai dogmi dei vari "solo" alternati in modo dogmatico, quando c'è uno spazio libero ognuno se lo prende senza per questo diventare troppo ingombrante. Tutto il lavoro risulta molto light e si gioca quasi completamente sull'atmosfera, tant'è che si ascolta tutto d'un fiato come d'altro era immaginabile visto che si tratta della registrazione di un live al Time Zones Festival di Bari. Visto che giustamente qualcuno potrebbe lamentarsi del fatto che jazz voglia dire tutto e nulla, si tratta di musica a tratti molto fruibile ma non per questo esageratamente easy, allo stesso tempo nel lavoro dei tre mi sembra di ritrovare una vaga venatura da psichedelia anni Settanta che è quello che mi fa piacere ancora di più questo disco e lo stacca da quel contesto improvvisativo dove molti dischi purtroppo finiscono con l'essere uno uguale all'altro. Se aderire ad un linguaggio significa ottenere dei risultati del genere ben venga: "morte al jazz, lunga vita al jazz!!"
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