Questi PIVIXKI mi ricordano tantissimo i norvegesi MoHa!, ammesso che questi ultimi abbiano un pianoforte al posto della chitarra di Anders Hana. Velocità esecutiva e furia devastante, per un incursione in grado di mettere a ferro e fuoco il mondo delle sette note, parlano la lingua di una contemporaneità dove il recupero dell`abilità tecnica non va certo a detrimento dei valori espressivi. Ed è proprio `improvvisazione espressionista` il termine che più si adatta ad una musica cha fa tesoro di quanto più innovativo s`è avuto in precedenza nel settore, dalla new thing (la furia di Cecil Taylor...) all`impro radicale europea (l`ironico citazionismo di Misha Mengelberg); ma non solo, ed evidenti appaiono le influenze dirette o indotte di Cage (soprattutto per quanto riguarda la preparazione degli strumenti), di Charlemagne Palestine (per quanto riguarda la `massività ` dei suoni) e della musica elettronica. Ma di concerto sembra di sentire anche l`eco della musica da tappezzeria di Satie, delle pianole meccaniche e della musica di sottofondo in generale (barrelhouse, minstrels, vaudeville, cinema, danza...). Il dialogo fra i due è serrato e non si concede soste (gli undici brani, pur ben distinti fra loro, scorrono come un unico flusso) e mentre il batterista dilaga con terremoti percussivi (autentiche scariche d'adrenalina), con frequenti cambi di ritmo e d'atmosfera e con rapidi stop & go, il pianista risponde da parte sua con scorribande sulla tastiera, cascate di note e giochi di risonanze. Fenomenali ed deflagranti, tanto che i duetti di Cecil Taylor con la crema dei batteristi registrati a Berlino solo quattro lustri fa, al confronto, paiono roba per educande.
Perchè farne a meno?
Ps: Il disco è stato pubblicato da Lexicon Devil, un marchio che solitamente pubblica materiali piuttosto diversi (tra i nomi in catalogo ci sono anche i nostrani Jennifer Gentle), a dimostrazione che un certo tipo di rigidità mentale è soprattutto cosa nostra.
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