“Il post-rock è morto”.
“Che palle ancora sta roba”.
“E son tutti uguali sti gruppi. La solita trippa, quel che c`era da dire è stato detto”.
Quante volte avete sentito o letto queste frasi? Beh, io parecchie, ma sinceramente poco me ne curo se poi posso ascoltare dischi come il terzo album dei danesi The seven mile journey.
Questo per il semplice fatto che a me questa musica è sempre piaciuta e continua a piacermi, perchè lo so benissimo cosa aspettarmi, ossia lunghe costruzioni strumentali che poi porteranno puntualmente il loro climax a un`esplosione sonora. E mi piace sempre.
In album come questo ci sono tutti i canoni del genere, e anche se non c`è scritto sopra la copertina Mogwai o Explosions in the sky poco importa se poi le canzoni riescono a catturare l`attenzione, a dare emozioni.
I The seven mile journey restano un gruppo minore del genere, conosciuti da pochi, e penso che lo resteranno. Non dicono nulla di nuovo e si limitano a suonare la loro musica, ma accidenti se lo fanno bene. E questo nuovo album ne è perfetto esempio.
Se non siete tra quelli che dicono le frasi di cui sopra e volete solo ascoltare un ottimo disco sapendo già benissimo quello che uscirà dalle casse potrebbe piacervi molto.
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