«Hey hey, my my
Rock and roll can never die»
(Neil Young)
Seijaku è un summit della musica underground giapponese... di Haino abbiamo scritto a più riprese e anche gli altri due, nei quali ci siamo imbattuti in più di un occasione, hanno precedenti talmente densi da rendere impossibile una carrellata esauriente sul loro passato, basti quindi ricordare la militanza in Altered States e Sanhedolin/Sanhedrin, per Nasuno Mitsuru, e negli ISO (con Otomo e Sachiko M), Omoide Hatoba e Acid Mothers Temple (oltre al singolare progetto DoraVideo), per Ichiraku Yoshimitsu. Agli indirizzi riportati sopra potete comunque trovare delle discografie pressochè complete dei tre individui. Appare comunque chiaro dai pochi nomi riportati (Sanhedolin/Sanhedrin, DoraVideo...) come i tre abbiano già avuto modo di incrociarsi nel corso della loro ormai più che decennale attività musicale. Sia la formula triangolare sia il titolo del primo disco sembrano indicare l`idea di dare un seguito allo storico gruppo guidato da Haino, dispersosi definitivamente con la morte del bassista Yasushi Ozawa avvenuta nel 2008, chiamato Fushitsusha. La musica è però maggiormente orientata verso il blues del quale ripropone, quando non la struttura, sia la disperazione sia la forza espressiva. Sembrano essere messi in cantina anche gli eccessi noise, da sempre simbolo della musica giapponese, in virtù di un lavoro classicamente ben suonato. Da tutto ciò pare evidente il rischio di incappare in una formale banalità , rischio che viene dribblato dalla spontaneità , le registrazioni sono tutte in presa diretta, e dalla forza evocativa che i tre sanno infondere in ogni nota dei loro strumenti. Insomma non c`è ombra della stanchezza e del rilassamento che quasi sempre accompagnano quei musici che da troppi anni cavalcano le scene. I due dischi si differenziano alquanto, essendo il primo un`opera tendenzialmente concept, con un suo ciclo e brani che si ripropongono intervallati da altri. In apertura e chiusura due deliziose missive suonate e cantate a fil di voce. All`interno si distinguono le acide Not To Bright (#1) e Please Send Me A New Heart, che ricordano la lennoniana Cold Turkey, e il bellissimo strumentale Humiliation To Be Selected To Come Down From Elsewhere, con Haino alla slide. Il second disco contiene invece solo quattro lunghi brani, con il lungocrinito chitarrista impegnato anche all`armonica (in Keep On Fighting e Look Over Here From The Other Side). Una dedica, vedibile una volta tolto il CD dalla custodia, ci aiuta ulteriormente a comprendere sia lo spirito di queste registrazioni sia la genesi dell`ultimo titolo che ho citato: «dedicated to Albert King, The Doors and Steppenwolf».
Due dischi monumentali.
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