Terapeutici e di facile ascolto, questo il biglietto da visita scelto dal trio Ovlov per presentare la propria mistura di pop-rock punteggiata da limpidi riferimenti di marca wave. E in effetti, gli ingredienti per condire una musica dalla presa facile ci sono tutti, partendo dall`impalcatura strumentale, molto diretta nel format chitarra, basso e batteria (senza dimenticare la voce zuccherina di Luisa Pangrazio), per giungere alla cottura di un gustoso manicaretto che pone sullo stesso piano Mazzy Star, Beatles, Pavement, il brit pop e una visione meno oscura di Joy Division e Siouxie.
Lo palesa con scioltezza la scaletta, un viaggio iniziato con compostezza `desertica` (il leit motiv incorporeo su 2 + 2 può far immaginare persino le distese aride dei Giant Sand) e proseguito tramite schemi wave (smodati con Margareth, vibranti energia british à la Jam su Clock) che possono esser sedati da punture distensive di pop da ballata (Startup), oppure mutare in materia grigiastra da crooneraggio (con qualcosina di vagamente prossimo al jazz su A City Shower); volteggiare su ballabili flash pulpiani (Up & Down), o ancora fabbricare plausibili manovre di fusione tra oscillazioni sixties e bassi palpitanti altezza `80 (Frank, a Mistake, We Like Dancing).
Autenticamente semplici, e proprio per questo dal fascino unico.
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