A piccoli passi, seguendo sempre una propria stella polare, i napoletani A Spirale hanno conquistato una posizione centrale all`interno della scena sperimentale italiana, e la loro crescita ha trascinato con se tutta una serie di progetti limitrofi. Sono certo che un ulteriore input stia arrivando dalla partecipazione al cofanetto “Musica improvvisa” della Die Schachtel (del quale mi occuperò a breve). Ma, soprattutto, la crescita del team ha determinato la nascita di una lungimirante rete organizzativa che sta impegnata, attraverso l`organizzazione di eventi ed altro, nella promozione della musica sperimentale nel napoletano e dintorni. Quindi questi due progetti, nei quali è coinvolto il pirotecnico sassofonista degli A Spirale Mario Gabola, si può dire che viaggiano con il vento in poppa e giungono a proposito per tastare il polso ai progressi fatti in quanto a collettivizzazione delle esperienze.
I due dischi possono apparire simili, sulla carta, presentando il Gabola che `sazzeggia` con due musicisti di area elettronica (Mimmo Napolitano, aka SEC_ dei Weltraum, e Agostino Di Scipio). A conti fatti Napolitano e Di Scipio sono però attori piuttosto dissimili, seppur riconducibili entrambi all`ambito elettronico sperimentale, e la piena riuscita dei due dischi va in parte a merito della duttilità del sassofonista, dimostrata anche in altre occasioni (ricordate “Razoj” in combutta con il chitarrista dei grinder Psychofagist al quale fece da corollario un tour con questi ultimi), nel confrontarsi con musicisti di estrazione diversa. E, come già detto, l`estrazione dei due pard del Gabola non può essere più diversa, essendo il primo un musicista di radice rockistica mentre il secondo è un musicista di conservatorio attivo in quell`area che possiamo, per intendersi, definire come `cólta`.
Quindi la stessa formula da origine a due risultati diversi, magari speculari, dove il primo disco appare più di radice `elettronica` ed il secondo più di radice `concreta`.
Da una parte il suono è più schizzato e grumi di voce interferiscono spesso con i sanguinolenti guaiti del sax mentre SEC_ segue una logica ritmica, se pure a scariche, come da tradizione free, o glitchata, come da tradizione mego. L`approccio del Gabola, nella circostanza, sembra essere di derivazione hardcore-brötzmaniana. Soprattutto appare evidente che l`interazione è fra due musicisti abituati a esibirsi in pubblico.
L`incontro di “UpSet” sembra essere più problematico, ma è altrettanto affascinante. Il suono è più disteso, l`influenza di Evan Parker sul Gabola ha nella circostanza il sopravvento, e il lavoro del Di Scipio ha caratteristiche meno spontanee (rispetto a quello di Napolitano) e sembra maggiormente orientato sull`idea della musica non tanto come espressione di momentanei stati d`animo quanto come racconto. Ed è logico, tenendo conto del suo background di compositore e installatore più prossimo ad un`idea acusmatica della musica, e probabilmente più in linea con i concretisti francesi, come negli affascinanti richiami rievocanti la musica partenopea, e/o con i sistemi interattivi di Xenakis.
Comunque sia i due dischi raccolgono quelle istanze socializzanti che ci piace vedere diffondersi in tal guisa, sia orizzontalmente sia verticalmente, e che rappresentano il succo di quella che oggi può essere definita come sperimentazione rivoluzionaria, soprattutto in quel capovolgere le regole dell`ognuno al suo posto.
Due dischi da avere.
Sì, entrambi.
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