Fra le cose che reputo indimenticabili c'è la splendida performance sonora del duo Andrea Belfi / Ciro Fioratti nel corso della terza tornata di Superfici Sonore, e per il sottoscritto quello fu il momento più emozionante di tutta la rassegna. Dopo quella maratona il Fioratti si fece latitante, come se la tre giorni fiorentina lo avesse svuotato, ed è quindi con estremo piacere che mi appresto a scrivere del suo ritorno massivo, addirittura con tre nuove sigle (due delle quali già utilizzate in passato) e con un nuovo sito nel quale è possibile acquistare la sua musica sia nel formato del CD-R sia in quello dei singoli file mp3.
In veste di RCF, come si può capire anche dalla dedica dell`ultimo titolo, il Fioratti è orientato verso l'improvvisazione di tipo riduzionista, cioè lavora intorno a particelle pulviscolari destinate a comporre una scenografia che continuamente cambia e si evolve, come in preda ad un Parkinson alimentato da innesti e microvariazioni. E` questo il Fioratti che preferisco, quello più in linea con l`esibizione fiorentina, non che le altre cose siano disprezzabili ma le trovo meno in linea con le mie attitudini di ascoltatore.
Entrambi gli altri progetti sono infatti orientati verso un suono più sinfonico, e a volte l`autore sembra anche farsi prendere la mano dalla cattiva consigliera dell`abbondanza. Con il progetto Merkur è autore di una musica ambient oscura e di discendenza industrial, che ad esempio può far pensare a Paul Schutze, mentre in “#1” si assiste al viraggio verso atmosfere più spaziali, con i ritmi che si fanno maggiormente definiti, e il nome che mi viene in mente quale riferimento, in questo caso, è quello di Carl Craig.
Direi che Fioratti dovrebbe imporsi una maggiore continuità e un maggior rigore, dacchè la concorrenza è alta e il pubblico tende purtroppo a dimenticare in fretta, in modo da non dover ricominciare tutte le volte daccapo (la qual cosa è faticosa e poco remunerativa). In secondo luogo troppo eclettismo finisce per spersonalizzarlo eccessivamente e disorienta l`ascoltatore. Credo che abbia le capacità per riuscire a caratterizzare maggiormente il proprio suono e, per il futuro, dovrebbe concentrarsi con più determinazione verso il raggiungimento di questo obiettivo.
Nel frattempo dategli comunque un ascolto e, soprattutto, dategli atto di non rappresentare quel tipo di musicista volubile che si lancia insistentemente all`inseguimento dell`ultima fatua vacuità . Démodé, si potrà definirlo, ma di sicuro non trendista.
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