Credo fermamente di essere davanti ad uno dei fenomeni più interessanti del dopo Bugo, ma sarebbe meglio dire del dopo Beck, avvistati in questi ultimi anni nel bel paese.
Se oggi sperimentazione non vuol dire creare di punto in bianco ma miscelare ciò che è stato, spesso shakerando in modo piuttosto azzardato il diavolo e l`acqua santa, facendo uso di tutti quei nuovi accorgimenti e strumenti che la tecnologia mette a disposizione, o adattando i vecchi alla bisogna, in un contesto dove le figure del musicista e del dj sembrano combaciare... se oggi la sperimentazione è uscita dalle accademie per diventare faccenda popolare... se tutto questo è vero, e non c`è proprio da dubitarne, Iosonouncane rappresenta l`essenza stessa dello sperimentatore e del musicista contemporaneo.
Nella sua musica, cercate o casuali, si ritrovano molecole di cantautorato italiano, di urlatori, di progressive, di hip-hop, di noise e quant`altro. Il tutto messo in opera attraverso l`utilizzo di una chitarra acustica, di campioni, di loop, di rumori....
La radice cantautorale, oltrechè nelle cover presentate in concerto, è ben evidente nell`uso che viene fatto della chitarra e in numerose citazioni, volute o indotte, che per citare le più manifeste vanno da Battiato (Summer on a spiaggia affollata), a Edoardo Vianello (Pinne, fucile ed occhiali, sempre in Summer on a spiaggia affollata), a Giorgio Gaber (La libertà , in La macarena su Roma).
Le influenze progressive potrebbero sembrare quelle più discutibili, eppure le sento gironzolare in suoni che ricordano l`uso dei synth da parte di gruppi come gli Area, il Banco e la PFM.
Idem per l`hip hop, ben presente in molte soluzioni sonore, ma anche nella massività di testi sodi come uova tenute a bollire per ore.
E poi il cinema, o comunque le riprese con cinepresa, nello svolgere le trame per gruppi di immagini, ma un cinema sporcato con la polvere della strada, con le riprese a volte sgranate, sfocate o mosse, bruciate quasi fossero trattate dai tipi di metamkine, con la narrazione segnata da voci fuori campo. Testi come un susseguirsi di flash puntati su più punti di una stessa scena o addirittura su scene diverse, e in questo sembra di scorgere un modo di scrivere prossimo al primo De Gregori.
E poi il rumore... tanto, tanto rumore. Per una musicalità aspra ma sempre coinvolgente.
C`è un`evidente evoluzione rispetto alle prime versioni di alcuni di questi brani, prime versioni conosciute tramite il download dal sito del musicista, o meglio c`è una maggiore attenzione ai particolari dovuta al livello qualitativamente migliore delle registrazioni, e se è avvertibile una perdita della forza selvaggia originaria, questa perdita è compensata da una nitidezza maggiore dei singoli suoni e delle voci, una nitidezza che mette in risalto una ricchezza stupefacente di sfumature.
Quella che emerge è un`Italia triste, televisionata, impaurita, abbrutita, depredata, impoverita (economicamente come culturalmente) e dal futuro incerto. Un`Italia, come viene fatto osservare al fantasma di Antonio Gramsci ne I superstiti, in «coma etilico». Un`Italia che sta precipitando in caduta libera all`indietro verso un passato ancora indigerito (e, a quanto pare, indigeribile).
Mancano quegli sketch con i quali, nelle occasioni concertistiche che lo permettono, Jacopo Incani lega fra se le varie canzoni, e sarebbe interessante per il futuro poterlo ascoltare in qualcosa di più articolato, un qualcosa che potrebbe rappresentare la versione evoluta ed aggiornata degli spettacoli di Giorgio Gaber.
“La macarena su Roma” è un disco che nell`immediato riceverà magari un successo limitato, ristretto agli appassionati delle delizie più sotterranee, ma è destinato ad essere riscoperto e riscoperto negli anni a venire... mi ci giocherei le orecchie.
Buon 2011....
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