[Superfici Sonore] : [musica sperimentale italiana] = [Monterey Pop Festival] : [Musica pop-psichedelica].
Mi devo ripetere, ma ogni giorno che passa appare sempre più importante l`importanza avuta dalla terza edizione della rassegna “Superfici Sonore” che si tenne a Firenze, all`interno della facoltà di architettura, a fine Giugno del 2003 (e fra poco saremo al decennale).
Quella rassegna, fatte le dovute proporzioni, ebbe per la scena musicale sperimentale italiana la stessa importanza che il “Monterey Pop Festival” ebbe per la musica psichedelica. Lì germinarono amicizie e rancori. Alcuni dei protagonisti sono scomparsi, altri stanno ancora cercando la propria strada e altri ancora hanno raggiunto quella che, in ambito di sperimentazione sonora, può essere definita come una situazione di successo.
Tricoli e Selvafiorita furono due dei maggiori protagonisti di quelle tre giornate: il primo con la sua vitalità , la sua creatività e le sue invenzioni in ambito musicale e il secondo perchè rinunciò ad esibirsi e dedicò il suo tempo, con abnegazione va detto, alla documentazione filmata dell`intera rassegna (nei nostri archivi relativi all`anno 2004 potete trovare la recensione alla VHS che venne tratta da quelle riprese). Passata quella rassegna il Tricoli ha iniziato la scalata a quella che può essere definita `una situazione di successo` sia come solista, sia all`interno degli osannati ¾ Had Been Eliminated, sia in situazioni collaborative come questa che stiamo trattando. Fabio Selvafiorita ha invece tenuto sempre un basso profilo e da parte sua si registrano solo pochi segni di vita dispersi in qualche compilation. E` per questo che, seppure sia chiaro che si tratta di un lavoro a quattro mani, tratterò “Death By Water” come se fosse una produzione del solo Tricoli, ma tenete ben presente che i meriti della sua riuscita vanno comunque attribuiti a entrambi.
E` questo il Tricoli che preferisco, attento ai particolari e poco incline ai monolitici muri di suono. Le coloriture bizzarre, le dinamiche marcate, i cambi di tono e di volume, i suoni svertebrati da scaglie di silenzio, tutto contribuisce alla creazione di un 'movie' sonico ricco di colpi di scena e di sfumature. I suoni di “La morte a Venezia” (pardon... di “Death By Water”), quasi tutti registrati nell`isola della Giudecca, riescono così ad evocare sia i giochi nell'acqua sia le tempeste marine mentre, corpus delicti sulla scena dell'omicidio, l'uso delle voci appare indovinato, in quel loro manifestarsi indistinte, come provenienti da un universo parallelo o da un palinsesto della dimensione onirica. Vengono così a sovrapporsi, o meglio a confluire, vari elementi estetici, che vanno dal dark alla psichedelia e dal puro concretismo alla psyco-soundtrack immaginaria.
“Death By Water” è «An electro-acoustic composition», come la definiscono i suoi autori, il cui livello si mantiene sempre sugli standard del miglior Lionel Marchetti... vi sembra poco!!?!
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