4 pezzi in poco più di 4 minuti.
Ma se dicessi che questo disco è la cosa più innovativa che ho mai ascoltato sarei un disonesto.
Quello che si può definire come sintetismo (dal momento che termini come minimalismo e riduzionismo sono già stati utilizzati per sottolineare altri tipi di musica) è cosa ormai vecchia, e anche senza andare a scomodare il serialista Anton Webern si possono citare i punkers Circle Jerks (nel loro disco d`esordio c`erano 14 pezzi per una durata totale di 15 minuti), i giapponesi Melt Banana (nei primi album ci sono anche brani di pochissimi secondi), gli Sore Throat (99 pezzi in un lato del loro “Disgrace To The Corpse Of Sid”), i Residents (40 pezzi da un minuto nel “Commercial Album”) e i Red Krayola (che scrissero addirittura dei one second piece) fra i casi che di primo acchito si affacciano alla mente, ma a spulciare se ne scoprirebbero molti altri (il sintetismo non è comunque un genere musicale ma un`attitudine che si può ritrovare in tutti i tipi di musica).
Eppure questi Meteor hanno una loro tipicità e suonano veramente singolari.
Anche la mistura graffiante di garage, noise, metal, hardcore, progressive e, perchè no, free jazz è già stata sperimentata da più di un bardo.
Eppure questi Meteor hanno una loro tipicità e suonano veramente personali, e non solo all`interno del ristretto panorama nazionale.
Che dire poi di una formazione a due, chitarra e batteria, che ultimamente è stata quasi un virus in grado di infettare la musica rock a ogni latitudine e in ogni contesto.
Eppure questi Meteor hanno una loro tipicità che finisce per imporli ben più di qualunque `next big thing` ascoltata di recente.
E allora 'fanculo alla novità a tutti i costi - e chi l`ha mai detto che novità equivale a qualità - magari resa tale a scapito del feeling. E se dev`essere il feeling quello che conta, questi due bresciani ne hanno a iosa. La loro musica, un anti-blob calato fra le geometrie dei King Crimson del periodo “Larks` Tongues...” - “Red” (ma anche quelli di ...Schizoid Man e Cat Food) e l`anarchia dei Moha! di Anders Hana, brucia le pelle ed il cuore in contemporanea, ma soprattutto arriva come un trapano alle cellule nervose. Povertà di mezzi - saltuariamente i due sono coadiuvati dalle elettroniche di Davide Tidoni e dal `votromber` di Gianluca Bianco (quest`ultimo fa lo stesso effetto che faceva il violoncello di Tristan Honsinger nelle fila del Pop Group, cioè quello del dio vulcano calato in un altoforno) - ma ricchezza di intenti... e obiettivo finale - frustare nelle chiappe gli ascoltatori - pienamente raggiunto.
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