Dopo il primo, omonimo ep, i Bancale ritornano a corrodere le nostre anime mediante una sublime creazione sulla lunga distanza prodotta in collaborazione con Xabier Iriondo. Per “Frontiera” si potrebbe parlare di psycho-avant-noise-blues rurale, scuoiato, logorato, aperto attraverso percorsi liberatori in cui le chitarre grattugiano paranoiche metronomie memori dell`acidità di casa Shellac (Randagio). Gli scenari dipinti dai bergamaschi si mostrano intrisi di un`oscura collera interiore, che può sciogliersi attraverso sfibrate melodie bluesy, dove minuscoli pulviscoli d`elettronica contribuiscono a donare maggiore uniformità all`insieme (Un Paese). Vengono in mente Bachi da Pietra e Massimo Volume, ma al contempo si materializza un crocevia di aridità orbitante fra la No-neck Blues Band e i Jackie-O Motherfucker; questi ultimi, però, privi della loro ricchezza strumentale. Un climax notturno con protagonista un solo di blues tratteggiato minimalmente (Lago del Tempo) anticipa sconfinate estensioni ambient-ali erte a colpi d`improvvisata, vagamente dronante (Corpo). Sghembe e distorte fusioni tra percussioni e lamiere, impercettibili ronzii di feedback sparati come uno sciame d`api in punto di morte dopo un avvelenamento (Calolzio); scorbutiche litanie in procinto d`esplodere (Megattera), oppure irremovibili nella loro spasmodica, gelida lentezza (Cavalli).
Un impasto acerbo e allo stesso tempo maledettamente caldo.
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