C`è chi chiama questo genere `modern classical`, e sono pronto a scommettere che non sono poche le persone che detesterebbero musiche come queste, bollandole come pretenziose, melense, esageratamente melodiche.
Io non sono tra quelli. Un disco di minimale grazia come questo per me vale oro. Vero è che la voce quasi sussurrata di Mujika potrebbe irritare anzichè placare gli animi, oppure che i lunghi silenzi o le note che scompaiono nel nulla lascerebbero di stucco chiunque ami la forma canzone, ma in un`epoca come questa di arrangiamenti sovrabbondanti, di loop-station usate a sproposito, di musiche eccessivamente stratificate, questi delicatissimi acquarelli sonori giapponesi colpiscono come nient`altro.
Difficile trovare paragoni anche con connazionali come Sawako (qui completamente assente qualsiasi elettronica) o perfino con i precedenti lavori che hanno coinvolto Mujika (vd. gli EISI, già decisamente più `sperimentali`).
Sembra essere un lavoro che parla del mare, questo “From Seaside”, con la quinta lunga traccia che si dilunga per ben otto minuti con il solo suono delle onde (peraltro neanche troppo ben registrato, ma - come dire altrimenti - ci sta).
Il resto: note di pianoforte che scorrono accarezzate da dita di formazione classica, una sporadica chitarra acustica, a tratti violoncello, sax e contrabbasso suonati da collaboratori esperti e capaci, il tutto a costruire dinamiche inaspettate e trascinanti come l`incedere di un fiume. O come onde del mare, appunto.
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