Potete riferire l`occhiello sia alle protagoniste (79 e 53 anni rispettivamente) che al disco, uscito ben quattro anni fa e quindi ben attempato rispetto a quelli che siamo soliti recensire. Ma è all`omesso «...fa buon brodo» che dovete prestare maggiore attenzione, perchè in questo mix di fisarmonica e koto c`è tanto succo... o meglio c`è tanto di quel frullato, `chè i succhi sono artefatti, come lo preparano in un barrettino di Firenze del quale mi sfugge il nome: carota, mela, ananas e zenzero a dare il tocco finale. Possono in due dare il la ad un campionario così assortito? Certo, ascoltare per credere. “Accordion Koto” è un disco minimale, ma non minimalista, nel quale ai suoni abitualmente riconducibili ai due strumenti si aggiungono sbuffi e sfregamenti che fanno pensare a contrabbassi, oppure a strumenti a fiato e/o a percussione. Echi della Deep Listening Band, inevitabili, ma anche di gruppi d`improvvisazione come il Rova o i quartetti/trii di Braxton degli anni `70 (quelli con Leo Smith, Leroy Jenkins e Steve McCall), e qua e là fanno capolino un certo monkismo o un pavido sinfonismo pastorale. Ma le mie parole sono e saranno sempre inadeguate a definire questo disco. Per cui l`unica soluzione è quella di un...
buon ascolto.
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