Del Revolutionary Ensemble s`è già scritto e s`è sicuramente detto che rappresenta uno dei gruppi più interessanti attivi nell`ambito dell`AACM di Chicago. Si trattava di un trio, violino - contrabbasso - batteria come base, che nella sua fase tardiva si cimentò anche con quello che all`epoca non poteva ormai essere più considerato un rivoluzionario multistrumentismo, ma comunque restava interessante, intessuto sulla scia dell`Art Ensemble Of Chicago e dei gruppi parigini di Anthony Braxton (dei quali il violinista Leroy Jenkins aveva fatto parte). I tre agivano come chirurghi nel corpo della tradizione afroamericana (intesa nel senso più lato possibile) dissezionandola e ricucendola con inumana perizia. Questo omonimo su Enja è il loro quinto disco,l`ultimo del periodo storico (a seguire lavori su ESP, India Navigation, RE Records e Horizon), e probabilmente rappresenta il momento più particolare di una discografia comunque ottima. Registrati in concerto nel 1977, e pubblicati nello stesso anno, i quattro brani portano la firma dei singoli componenti (1, 2 e 3) e del trio al completo (4), permettendo così di tastare il polso al mood più intrinseco dei tre musicisti. La palma d`oro va a Leroy Jenkins che sbanca con un brano dedicato alla città in cui tutto nacque e la cui struttura mostra in fase iniziale non pochi braxtonismi, per poi sfociare in una trascinante serie di fraseggi che si inseguono senza tregua. Clear Spring è un bozzetto tracciato su linee più melodiche e rarefatte. March 4-1 mostra l`aspetto più afro del trio che, infine, in Revolutionary Ensemble da sfogo ai suoi impulsi più free, improvvisativi e disarticolati, mostrando comunque un ensemble nel pieno della maturità e in grado di dare senso e forma compiuta anche agli impulsi più estemporanei. “Revolutionary Ensemble” è uno splendido esempio di equilibrio fra tradizione e sperimentazione che non può mancare negli scaffali di coloro che sono affezionati alle vicende primitive della storica “Association for the Advancement of Creative Musicians”.
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