Autore disco: |
Illà chime quartet |
Etichetta: |
Fratto 9 Under the Sky / Lizard (I) |
Link: |
www.myspace.com/illachime |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2009 |
Titoli: |
1) Terminali (Source) 2) Discentro 3) Ballrooms (Vivify) 4) Bottom Sea Engines 5) Flying Home 6) Terminali (Destination)
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Durata: |
59:06 |
Con: |
Fabrizio Elvetico, Gianluca Paladino, Pasquale Termini, Rhys Chatham, Bruce Gilbert, Mark Stewart, Graham Lewis, Salvatore Bonafede, Agostino Mennella, Dario Sanfilippo, Carlo Di Gennaro, Rossella Cangini |
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Non solo una parata di vecchie glorie |
x Matteo Uggeri |
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Inutile negare come i quattro nomi in copertina (con tanto di piccolo refuso) facciano accendere nella mente dell`ascoltatore più di una campanella: Mark Stewart e Graham Lewis riportano alla prima gloriosa ondata new wave, Rhys Chatham al minimalismo ed alla no-wave, Salvatore Bonafede al jazz nostrano. Tutto questo in qualche modo finisce per essere incorporato nelle tracce di “I`m Normal...”, ma sarebbe davvero troppo riduttivo attribuire eccessivi meriti a coloro che in fondo “non sono altro che ospiti”.
Bellissima quindi l`apertura di Terminali (Source), con la tromba di Chatham in primo piano e sommessi suoni elettronici sullo sfondo, che con il grandioso violoncello di Gianluca Paladino disegnano un quadro sofisticato ma godibile che ricorda i vecchi Tuxedomoon. Arriva dunque come un pugno nello stomaco la cavalcata elettronica di Discentro, in odore di Wire periodo “Send” e quindi di elettronica fine anni `90, debitrice all`EBM di scuola canadese (sarà poco raffinato dirlo, ma a me vengono in mente i Frontline Assembly), con la voce di Stewart sguinzagliata dietro a una ritmica quasi dance.
Ci si riavvicina poi gradualmente a territori più vicini al jazz con Ballrooms, sebbene la ritmica e la voce filtrata di Lewis riportino molto ancora ai Wire (della fase “A Bell is a Cup”) e ad alcune prove di Nils Petter Molvaer, ma è il finale swingato e travolto dai riverberi che ancora con il violoncello (ora di Pasquale Termini) si distende per poi riprendere la sua cavalcata. E` poi il piano di Bonafede a farla da padrone nella successiva Bottom Sea Engines, che dopo una lunga intro rarefatta vede entrare ancora una ritmica più consistente che si spegne in un finale malinconico e rassicurante. Interessanti i fraseggi di Flying home, con la batteria `umana` di Agostino Mannella a svisare quasi frenetica su chitarre e violoncello.
Chiude Terminal (destination), pacifica ma con momenti di massimalismo, forse il pezzo più `classicamente` jazz rispetto a tutto il resto del disco, che nel complesso riesce senza difficoltà a restare in glorioso equilibrio tra la così detta musica colta o d`accademia e le suddette influenze portate (non solo) dagli ospiti, mantenendo una forte impronta elettronica. Neo principale è forse un suono complessivo che risulta comunque un poco datato, credo essenzialmente a causa della produzione piuttosto carica di effetti e dei samples percussivi (a tratti pericolosamente vicini alle cose dell`area della nostra pur gloriosa Minus Habens) e di quell`inevitabile ancoraggio alla tradizione dal quale spesso musicisti bravissimi come i nostri Illà chime faticano a staccarsi. Nonostante questo, un disco riuscitissimo, da ascoltare e da avere.
PS: Molto bella la confezione e del tutto superflua ma divertente la ghost track, che riprende un celebre tema che vi lascio scoprire...
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