Devo dire la verità : sono contento quando esce un disco di vonneumann ma non posso dire di aspettare l`uscita di un suo nuovo disco con ansia. Il perchè è presto detto: trovo i suoi dischi così belli che non mi bastano due o tre anni per assimilarli; tanto sono ricchi di suoni, di trovate soniche, di liricità e di ironia che mi ci vuole molto tempo per stancarmi di un suo disco e soprattutto di desiderarne uno nuovo. Non è un dispiacere, sia chiaro, ma sento di essere impreparato. Sarà per questo motivo che questa recensione arriva dopo tempo massimo, oltre la zona cesarini (e che, soprattutto, sarà una brutta recensione); perchè accuso la difficoltà di trovare nuove parole, di non ripetermi sulla bontà di un progetto che, disco dopo disco, tassello dopo tassello, compone un mosaico facente parte di un affresco più grande, che sono sicuro esserci nella sua testa. Perchè non mi sembrerebbe giusto e perchè non se lo merita (e perché, alla fine, le chiacchiere stanno a zero). Mi lascio allora trasportare dalla combinazione dei suoni, dalle infinite possibilità degli intrecci strumentali, dal basso in odore di Storm&Stress, dalla batteria sempre sull`orlo del collasso (Starfuckers/Sinistri), dalle chitarre proiettate alla ricerca ed alla cura maniacale del particolare, dall`elettronica che spunta dal nulla con i suoni giusti al momento giusto. Gli manca solo la voce, eppure questo disco mi parla.
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