Terzo o quarto disco che coinvolge Nicola Guazzaloca e che mi capita di ascoltare e anche di recensire, come già in precedenza si tratta di un duo e per di più di un duo che lo coinvolge nuovamente con un sassofonista. Come giustamente mi ricordava un amico, alla fine spesso il duo rappresenta una delle soluzioni migliori all`interno del jazz e dell`improvvisazione in genere, infatti oltre a fornire la più vivida reincarnazione del dialogo fa sì che nessuno si possa nascondere, non ci sono scappatoie: “live it or leave it!!”. Come a dimostrare che cambiando anche solo uno dei componenti cambia tutto il risultato, questo disco non assomiglia per nulla al lavoro in duo che vedeva Guazzaloca e Tim Trevor-Briscoe hanno licenziato niente poco di meno che per la Leo records, infatti se quell` “One hot afternoon” aveva una sua fruibilità , nonchè una sua sinuosità ed una sorta di morbidezza di fondo, questo “Gluck auf” si colloca altrove. Se anche in questo caso ci si trova di fronte ad un sostrato jazz, ci vogliono pochissimi secondi per realizzare che si tratta di quel jazz che lavora di “jab, montante e gancio”, infatti la partenza a razzo fra schegge convulsive e rapide incursioni di note non è un episodio isolato. Maraffa usa i diversi sassofoni con la stessa incisività con cui una mietitrice taglia il grano, ogni nota è portata fino in fondo seguendo un`azione che non lascia nessuno nelle retrovie, tutto sparato in prima linea. Ora, quanto scritto potrebbe far pensare ad un esercizio muscolare (o polmonare visto lo strumento), ma fermarsi a questa conclusione sarebbe un grave errore. Guazzaloca e Maraffa, infatti pur dialogando e giocando di gambe come due pugili che si equivalgono, dimostrano che al di là delle crisi eruttive al di là delle note affondate con energia, nonostante tutto ciò resta una padronanza tecnica ed una chiarezza espressiva invidiabile. Sturm und drang in cui i due si seguono e si osservano attentamente su di un ring, veloci scambi di favori fra gentiluomini e vari corpo a corpo che colpiscono per intensità . Nonostante la varietà di suoni e la perizia tecnica si tratta di un disco stilisticamente molto omogeneo, infatti non c`è nessuna forma di concessione al leggero. Ho visto che fra gli altri sono stati paragonati ad alcune cose di Albert Ayler, credo che ci possa anche stare, ma mai dimenticare che sono bianchi, bianchissimi e qui non sto facendo outing dopo aver aderito al Klu Klux Klan, ma voglio semplicemente dire che si tratta di una freddezza e di una spigolosità che forse bianca o forse farei meglio a dire europea.
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