Il lettore conoscerà sicuramente questa violoncellista islandese, e a causa di alcune `eccellenti` collaborazioni (Angel, Pansonic, Múm...) e per un primo album solista recensito con dovizia di particolari da Sergio Eletto su queste stesse colonne. Se rispetto al precedente lavoro il motivo di fondo appare invariato, una malinconia particolare che sembra attanagliare l`autrice (probabilmente la stessa che lei definisce come `hildurness`), cambiano considerevolmente le coordinate, essendo in questa occasione ben più presente il violoncello ed essendo il set strumentale utilizzato dalla Guðnadóttir ridotto altrimenti alla sola cetra da tavolo (zither), oltre agli organi e ai clarinetti degli ospiti Jóhannsson e Franzson (presenti rispettivamente in Overcast; Erupting Light; Into Warner Air e Aether; Unveiled).
Particolare importanza per la realizzazione di “Without Sinking” sembrerebbe averla rivestita Skúli Sverrisson, e rimando il lettore all`articolo che gli abbiamo dedicato, presente in 9 dei 10 brani sia come strumentista sia nel ruolo che una volta si sarebbe detto `di produttore`; e la sua influenza è avvertibile in atmosfere che ricalcano apertamente il minimalismo autunnale che farciva quel piccolo gioiello uscito a nome Anthony Burr & Skúli Sverrisson e intitolato “A Thousand Incidents Arise”.
Vorrei scrivere che si tratta di un capolavoro, e la bellezza dell`opera lo meriterebbe, se non fosse che lo sguardo dell`autrice è rivolto al passato (e non sempre a quello recente) molto più di quanto sia rivolto al presente e/o al futuro. Questo pare essere un lieve handicap; soprattutto pensando alla produzione `rivoluzionaria` che caratterizza il catalogo Touch, a quanto Hildur Guðnadóttir ha fatto vedere fin qui e, soprattutto, ai numerosi contesti contemporanei che hanno visto inserito il violoncello in un ruolo realmente innovativo. E, quanto a innovazioni, non possiamo certamente accontentarci a
di accorgimenti tecnici quali possono essere il raddoppiamento dei suoni o accidenti simili. D`altra parte è impossibile non considerare il peso della storia, e quindi la necessità di dover fare i conti con essa, che incombe sulle spalle di chi si appresta ad affrontare uno strumento così `nobile` e antico.
Quindi, tenendo anche conto che in giro non sembra esserci un granchè in quanto a proposte innovative, lasciamo perdere tutte le altre congetture e concentriamoci sul fatto che “Without Sinking” è un gran bel disco.
E, di conseguenza, consigliatissimo.
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