Il caro Francesco Giannico abbandona il moniker "Mark Hamn" (stupidamente nell'intervista che qui gli abbiamo tributato dimenticai di chiedergli da dove derivasse) per collaborare con Stefano Spataro, con il quale registra in pochi mesi il qui presente "4 Sonatas for Electroacustic Thoughts". L'aria che tira è quella dell'improvvisazione, dove invece nei dischi a nome Hamn era un certosino lavoro di assemblaggio, sovrapposizione e post-produzione a rendere speciali le tracce. Qui i suoni sono più ruvidi, più grezzi, frontali (sebbene una produzione a mio avviso troppo povera ed un mastering forse assente releghino molte delle frequenze sullo sfondo), la materia più imprevedibile, le dinamiche a volte esasperate. Alcune tracce, in particolare la prima, rimandano ai compianti Sinistri di "Pulse", con i sibili sintetici che si innestano su una batteria spazzolata con delicatezza jazz e scompostezza sperimentale, ma è la chitarra melodica che compare nel finale a rendere il pezzo più interessante. Si prosegue poi con le atmosfere sospese di Sonata For Warm Moments Of Coldness, cupa traccia sul cui sfondo balbetta una sorta di ritmica sintetica e sfilacciata mentre ad essa si accostano suoni glitch e sibili varii (forse iniziano ad essere un po' troppi, in realtà ). Sonata For A Few Friends e Sonata For Idiots ridonano un po' di distensione, con la prima decisamente melodica, vicina al "Sad Mac" di Mathieu e la seconda in odore di musica contemporanea, avvolta nel suono di qualcosa che potrebbe essere un violoncello dalle rotte disordinate e dai riverberi cupi.
Un disco in definitiva dalle buone potenzialità ma davvero forse troppo istintivo e reso definitivamente mediocre da una produzione non all'altezza (anche il packaging lascia piuttosto a desiderare), nella quale i suoni si perdono sullo sfondo. Speriamo che di tratti di una prova per qualcosa di più buono in futuro.
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