Autore disco: |
Alela Diane |
Etichetta: |
Names (GB) |
Link: |
www.namesrecords.com %20aleladiane.blogspot.com/ |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2009 |
Titoli: |
1) Dry Grass & Shadows 2) White As Diamonds 3) Age Old Blue 4) To Be Still 5) Take Us Back 6) The Alder Trees 7) My Brambles 8) The Ocean 9) Every Path 10) Tatted Lace 11) Lady Divine |
Durata: |
47:20 |
Con: |
Alela Diane, Alina Hardin, Pete Grant, Craig Thomas, Tom Bevitori, Otto Hauser, Matt Bauer, Rondi Soule, Luke Janela, Michael Hurley, Tom Menig, Nina Gerber, Dan Elkan, Rich Stanmyre, Neal Morgan, Mariee Sioux |
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canzone d'autore: il disco del due a due... |
x e. g. (no ©) |
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Sono più di due mesi che mi rigiro fra le mani questo disco indeciso sull`opportunità o meno di recensirlo. Il fatto è che accanto a molti segnali positivi ve ne sono altrettanti di segno opposto. Fra i segnali positivi l`aver scelto di mantenere una produzione rigidamente casalinga, evitando di appoggiarsi a quelli che sono i nuovi baronetti del settore e mettendo in movimento dei sistemi di promozione quantomeno singolari: negli Stati Uniti veniva allegata alle prime copie prenotate una confezione di the mentre per gli appassionati inglesi c`era una compilation (*); il tutto, almeno sulla carta, approntato dalla stessa Alela Diane. Si nota anche una maggiore articolazione delle tonalità timbriche vocali, invero splendide, rispetto al precedente “The Pirate`s Gospel”, dove il carattere più monocorde delle stesse serviva comunque a dare compattezza all`insieme; ma era giusto non ripetere alla lettera la prova precedente e l`addolcimento di certe spigolature risulta essere più che legittimo e pertinente. Di controverso c`è la tendenza a non sottrarre l`eccessivo, anzi succede spesso che vengano aggiunti particolari inutili; prendete ad esempio The Alder Trees, che inizia perfetta con la sola chitarra ad accompagnare la voce, basterebbe poi aggiungere poco altro, solo il banjo, forse il basso, e invece giù anche con il piano e con le percussioni di Otto Hauser che, nella circostanza, appaiono veramente inutili, anzi dannose. O My Brambles, che sarebbe micidiale nel suo dipanarsi un po` ossessivo, e che è vanificata da un ritornello riproposto più volte di seguito, anche addizionato con uno scipito vocalizzo. Perchè mettere cose inutili all`economia della canzone? Perchè non dare un po` d`aria? Un po` di respiro? Visto anche che dove questo avviene, Age Old Blue (un duetto con la voce di Michael Hurley), Take Us Back (solo chitarra, violino e violoncello)..., prendono forma degli autentici gioielli. Ma soprattutto c'è un uso troppo `allegro` di una lagnosa slide a livello strumentale e di un tono yodel altrettanto piagnone a livello vocale. Quindi il giudizio finale dice di un buon disco che, però, avrebbe potuto essere molto migliore. Sarebbe bastato qualche misero accorgimento in fase d`arrangiamento. Invece Alela Diane sembra essersi ammalata di quella stessa malattia che da sempre colpisce quasi tutti i cantautori: l`escesso. Quindi l`involuzione, quasi prevedibile, ha avuto il suo corso, a partire dalla confezione che abbandona ogni traccia di pirateria (così come la musica abbandona ogni traccia di negritudine) per approdare in una deriva molto California d`antan.
(*) E` utile riportare la scaletta della compilation, definita come “Calm As The Owl Glides - Songs For Stillness”, perchè può ben essere utile a comprendere lo spirito che anima la nostra cantautrice: The trumpet vine di Kate Wolf, Light Green yellow di Michael Hurley, Cotton White di Alina Hardin, Blues run the game di Jackson C. Frank, Katie Cruel di Karen Dalton, All I want di Joni Mitchell, Cross bones style di Cat Power, Carve it out di Matt Bauer, Moonshadow di Cat Stevens, Buried in teeth di Mariee Sioux, Matty Groves dei Fairport Convention e Winter is blue di Vashti Bunyan.
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