E` Curioso constatare come il terzo disco dei Those Lone Vamps, pur durando poco più di venti minuti, è comunque maggiore della somma dei due precedenti dischi del duo. Detto che le due (magnifiche) prime pubblicazioni, uscite sempre per Setola di Maiale, erano un concentrato di musica cantautoriale, improvvisazione, avanguardia e lucida follia, questo “An embassy to kokus and korus” ripropone il lato più intimista e folk/blues dell`accoppiata composta da Shawn Clocchiatti-Oakey (anche nel trio impro dei Black Taper Taiga) alla voce, chitarra, piano, tastiere e armonica, e da Vincent O. Trevisan ai drones, percussioni ed elettronica. La loro è una forma di cantautorato deviato e folle, sprofondato nel più oscuro dei blues, rappresentato in una forma di canzone ridotta all`essenziale, dove la voce da crooner di Shawn Clocchiatti-Oakey (tra Mark Lanegan e il Nick Cave più intimista), profonda ed emotiva, si proietta sulle scarne linee musicali (nonchè sulle invenzioni soniche di Vincent O. Trevisan), che siano una chitarra acustica sporcata da minimali onde radio (prairie), un tappeto di tastiera isolazionista (tip), una linea di pianoforte sui generis (l`infernale turn, con un raddoppio di voce da paura; le più illuminate chevy e farm), una nervosa armonica (mud) o una percussione quasi irriconoscibile (a.m.).
E` un viaggio spirituale, quasi catartico, nel cuore di tenebra dell`animo umano.
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