Presso i musicisti elettro-elettronici dell`ultima generazione, in particolare quelli che utilizzano il calcolatore portatile, le registrazioni effettuate in concerto non sembrano avere un ruolo particolarmente significativo nè essere particolarmente stimolanti. E` così che questo disco di Bernhard Gál, contenente brani registrati nel biennio 07/08 in vari angoli del pianeta, assume un significato affatto particolare, fin dalla scelta di lasciare le registrazioni al loro stato originario, senza aggiunta successiva di materiali, a inversione di un modo di procedere che sembra ormai essere diventato la norma. Accanto ai brani costruiti con il solo portatile, e utilizzando sia un parco base di registrazioni concrete sia semplici frequenze sonore, ve ne sono altri nei quali il manipolatore si produce in una valida scelta di collaborazioni che coinvolgono la pianista Xenia Hu (Meu nome è Gal também e Schulterblatt) così come la guzhengista Yeh Jiuan-Reng (Ordinary love e Hungover), e rispetto a quest`ultima mi preme precisare che nel risultato non v`è affatto quell`etnicismo da cortile che spesso ritrovo, e che quasi sempre mi lascia perplesso, in quei musicisti che decidono di utilizzare strumentazioni non appartenenti alla tradizione occidentale. Gal agisce sul campo con concerti e installazioni che lo portano spesso in continenti extraeuropei, quindi tocca con mano culture che viste dal nostro `piccolo` mondo ci paiono come `arretrate` mentre sempre più spesso ci sopravvanzano per iniziativa e per grado d`evoluzione. Questo stesso CD documenta in parte tale attività con registrazioni provenienti da concerti tenuti a Florianópolis in Brasile (Meu nome è Gal também) e Canton nella Repubblica Popolare Cinese (Ordinary love). Un ultimo aspetto riguarda l`interazione con la voce umana, un settore nel quale l`austriaco si è sempre rivelato un maestro, fin da quella babele di lingue che fu il suo esordio discografico (“Bestimmung New York” pubblicato nel 1999 su Durian), e che per l`occasione viene utilizzata in tre degli otto brani (Velvet green, Schulterblatt e Ordinary love). Ai classici motivi delle registrazioni in pubblico, riassumibili nella volontà da parte dell`artista di dare dimostrazione del suo reale valore, se ne aggiunge quindi uno peculiare: attraverso “Relive” potrete avere una visione a tutto tondo degli stimoli che animano questo musicista tanto poliedrico.
A proposito della recensione Bernhard Gal mi scrive: «the instrumental sounds and voices which I am indicating on the cd are just used as samples, i.e. the musicians did not appear live in concert - so I would not
call it a collaboration in this case. - I used sound recordings that I had in my computer from previous projects where I worked together with them.» Chiedo scusa ai lettori per l'errore nel quale sono incappato e comunque il giudizio positivo sul disco non cambia di una virgola.
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