Autore disco: |
Wadada Leo Smith // Wadada Leo Smith & Adam Rudolph // Wadada Leo Smith & Jack DeJohnette |
Etichetta: |
Nessa Records (USA) // Meta Records & Kabell Records (USA) // Tzadik (USA) |
Link: |
www.nessarecords.com www.metarecords.com www.tzadik.com music.calarts.edu/~wls/ |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2006 // 2009 // 2009 |
Titoli: |
1) Blues: Jah Jah Is the Perfect Love 2) Procession of the Great Ancestry (for Miles Davis) 3) The Flower That Seeds the Earth (for Booker Little) 4) The Third World, Grainery of Pure Earth (for Roy Eldridge) 5) Who Killed David Walker? 6) Celestial Sparks In the Sanctuary of Redemption (for Dizzy Gillespie) 7) Nuru Light: The Prince of Peace (for Martin Luther King) // 1) Beauty: Aquamarine Night 2) Sun Ray Colors and Rainbow Images 3) Fragrance of Light 4) Love Rhythms, Heart Song 5) Song of Humanity 6) Silver Dream Circle 7) The Caller and the Called // 1) America partts 1, 2, 3 2) Red Trumpet 3) John Brown's Fort 4) Ed Blackwell, the Blue Mountain Sun Drummer 5) Rabi'a's Unconditional Love, A Spiritual Mystery of the Heart 6) The Masnavi: the Falcon and the Owls
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Durata: |
53:10 // 47:25 // 47:15 |
Con: |
Wadada Leo Smith, Bobby Naughton, Joe Fonda, Kahil El Zabar, Louis Myers, Mchaka Uba, John Powell // Wadada Leo Smith, Adam Rudolph // Wadada Leo Smith, Jack DeJohnette
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musica creativa: il ritorno dell`uomo chiamato Wadada |
x e. g. (no ©) |
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Quest`uomo è veramente tornato ai vecchi fasti e ce lo ritroviamo nuovamente in prima fila, indomito combattente, come ai tempi eroici della `creative music`.
“Procession Of The Great Ancestry” va un po` a chiudere la sequela delle ristampe in CD (a questo punto tutti i pezzi fondamentali della discografia dovrebbero essere disponibili) e segna anche un punto a favore nel ritorno in circolazione delle produzioni Nessa che, soprattutto relativamente ai musicisti di Chicago, rappresentano un`autentica miniera d`oro. Originariamente stampato in vinile nel 1989 il disco coglie Leo Smith in un momento piuttosto particolare della sua evoluzione che lo vedeva avvicinarsi al rastafarismo, e che musicalmente possiamo stigmatizzare con un avvicinamento alle radici più popolari della musica afroamericana e soprattutto al blues, con tanto di apertura a chitarre e chitarre basso elettriche. Il frutto di questa revisione pare evidente in Blues: Jah Jah Is the Perfect Love e Who Killed David Walker?, con tanto di parti cantate, ma non va dimenticato che il guardarsi indietro del trombettista era comunque diretto a tutta la tradizione, e qui trovano sistemazione anche le prime dediche a Miles Davis, Booker Little, Roy Eldridge e Dizzy Gillespie. Protagonista è la tromba, accompagnata comunque da una tessuto di strumenti ritmici quali il vibrafono del grande Bobby Naughton, dal contrabbasso dell`altrettanto grande Joe Fonda e dalla miriade di percussioni usate da Kahil El Zabar (alle quali si aggiunge la kalimba dello stesso Smith). L`unico altro strumento a fiato è il sax tenore di John Powell, presente però soltanto nell`ultimo brano; è questa una marcia funebre dedicata a Martin Luther King che termina con voce dello stesso leader nero-americano... «...I want you to know tonight, that we as a people will get to the promise land...». Un altro granello di sabbia è stato così tolto al deserto.
“Compassion” documenta invece l`incontro on lo straordinario percussionista Adam Rudolph, specialista in `handrumset`, cioè batteria di percussioni suonate direttamente con le mani. La ricchezza dei colori ritmici creata da Rudolph ben si adatta alla poetica dolente di Leo Smith che, da sempre, è un ricercatore in tal senso. Direi che questo disco raffinato e delicato riesce a riportare i riflettori della storia indietro di qualche decennio, ai tempi aurei della musica creativa, e sembra farlo con freschezza e senza logica rievocativa, dimostrando con ciò che alcune prospettive di quell`epica storica suonano tutt`oggi niente affatto stantie e/o superate. Da avere.
Diverso il discorso per “America” che segna un ulteriore punto a favore del processo di recupero davisiano, processo che aveva visto un punto d`arrivo proprio in quel Golden Quartet del quale faceva parte un illustre reduce dal pianeta davisiano, il batterista Jack DeJohnette che qui duetta sobriamente con la tromba e il flicorno di Leo Smith. Dico subito che preferisco quelle situazioni nelle quali il trombettista si perde dietro al recupero delle miriadi di strumenti a percussione derivanti dalla tradizione afro. Ma, comunque, DeJohnette sa essere strumentista sghembo, volubile e variabile e, seppure non sia decisamente al top, anche questo CD, seppur meno vario e sottile del precedente, riesce a segnalarsi con un suo senso d`essere e per alcuni momenti di ottima musica. Comunque prescindibile.
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