Plastic Violence espone con fiera determinazione il secondo capitolo “Immaterial”. Le coordinate stilistiche di riferimento sembrano non mutare nel carattere esibito: scatti ed affondi repentini figli di notti nervose; tutt`altro che esili e docili creature. L`arsenale sonoro a disposizione gravita intorno ad un`ipotesi modernista di passate stagioni industrial dalle quali eredita un notevole carattere astioso che non può non rimandare il pensiero a certe evoluzioni di chiara matrice TG ma tutto rivisto e corretto da un`attitudine intellettualmente, tendente ad una litigiosità costruttivista che non può non ricordare i fasti di certo anarco punk; forse quasi Crass nelle modalità di approccio. Aggiungendo a questo materiale le più recenti evoluzioni di certa scuola elettronica, minimalista nel suono e massimalista nell`impatto, si ottiene la giusta prospettiva sotto la quale inquadrare questo “Immaterial 2”. Spettri di Pan Sonic, quando nel loro nome c`era ancora la 'a', solcano gli scenari immaginativi coniugandosi con ripetizioni ed impatti acustici prossimi alle evoluzioni più esacerbate del signor Ikeda. La stagione dei rave deve aver anch`essa probabilmente lasciato un segno profondo nella cruda esposizione che ci viene offerta, forse lo spettro dei cicli ritmici, che appuntiti tendono a ripetersi all`infinito, provocando effetti narcotici, invero notevoli. I brani si susseguono compatti provocando strane mutazioni nella sfera tempo / spazio,tutto si diluisce in un gioco di specchi che ci propone una serie di scenari cupi e tutt`altro che rassicuranti nella loro lividezza. L`iniziale Insistence chiarisce fin da subito quale sarà il mood espressivo dell`opera, crocifiggendoci con crudeli strutture ritmiche reiterate, la successiva Consume instaura il dubbio con le sue movenze lunari che si perdono nel buio. Ma ciò che affascina del lavoro sono forse gli attimi di pausa, gli istanti riflessivi, seppur brevi, che in alcuni brani fanno capolino sullo sfondo oppure si ritagliano brevi attimi di autonomia, facendo crescere in maniera esponenziale la tensione. Pseudo Use ne è perfetto esempio con i suoi riverberi ovattati che si agitano in lontananza, mentre più in superficie si preannuncia la tempesta ed ancor meglio sa fare Wider dove per un attimo soltanto la furia si placa, ed emerge dolcemente un lato melodico e quieto che stupisce non poco nel suo incedere vagamente lisergico; quasi un sorriso che si apre imprevisto nel mezzo di una truce espressione. E fanno ben sperare per il futuro quei brevi attimi, poichè forse finita la stagione santa dell`incazzatura arriverà , prima o poi, quella della riflessione ed allora chissà cosa germoglierà da questo pugno di note disturbate.
Come bambini solitari cercare appagamento in qualcosa da succhiare in un pomeriggio estivo, fosse anche una pietra dove far scorrere i denti; con il sapor dell`acciaio ad invadere il palato.
|