Il violoncello è uno degli strumenti che, a partire dalle fondamentali Suite di Bach, ha fatto la storia della musica classica europea, e la sua messa in gioco, in un confronto con strumenti ancor più antichi come lo sono quelli a lamelle e a corde di Sylla e quelli a percussione di Gueye, si mostra interessante già dalle premesse... e ancor più interessante lo diventa se dietro al violoncello siede il magico Reijseger, un musicista non nuovo ad affrontare simili operazioni ma avvalorato, nell`occasione, da una riuscita ben superiore a quella ottenuta qualche anno fa dal confronto con i coristi sardi (documentato sempre su questa etichetta). “Janna”, pur se accreditato a Reijseger, è però in tutto e per tutto un disco del griot senegalese Mola Sylla, dal momento che la sua presenza straborda da ogni dettaglio: lui è l`autore dei brani e la sua voce - a partire da Fier, una splendida canzone d`amore interpretata senza alcun accompagnamento strumentale - è sempre protagonista di primo piano. I testi, ad esclusione di due escursioni in arabico, sono scritti nelle principali lingue senegalesi, Wolof e Poular, ma questo non rappresenta certo una barriera per la loro comprensione, tanto la voce di Sylla riesce ad essere espressiva e rappresentativa delle storie che racconta. Questa malleabilità fa parte proprio della tradizione griot, un termine che non sta solo a definire un cantastorie, ma qualcosa di più, di altro, cioè il saggio, quello che conosce l'origine e la storia della propria comunità ed è deputato a trasmetterla di generazione in generazione. Il griot agisce presso comunità che non hanno una forma di scrittura quale memoria comunitaria, e quindi rappresenta la memoria di quelle comunità , delle loro tradizioni, della loro storia, in poche parole la figura del griot rappresenta quelle che, presso i popoli che hanno una scrittura, sono le biblioteche. Attraverso la parola e la tradizione orale il griot riesce a trasmettere alle nuove generazioni il senso della loro identità , le immagini del tempo passato. La struggente Fier è un esempio lampante di eloquenza che supera ogni barriera temporale e linguistica, è una delle più belle canzoni d`amore che abbia mai ascoltato e potrebbe appartenere indifferentemente a qualsiasi tradizione popolare, ed essere capita, tanto l`espressività interpretativa riesce ad essere incisiva, rappresentativa e concreta. La presenza del violoncellista olandese, da un punto di vista strutturale, si avverte con una certa forza nell`arrangiamento di Jangelma, dove su una linea ossessiva tracciata dall`archetto la voce di Sylla si produce in una forte rivendicazione culturale, sfruttando dapprima la forma recitata, poi quella cantata e il vocalizzo, per ritornare infine al cantato nella breve ripresa conclusiva. Come strumentista Reijseger si produce invece in splendidi a solo condotti su tappeti ritmici alieni, Baba e Njaarelu Adiye, o in un pizzicato che contrappunta alla perfezione la voce di Sylla, come avviene in Sicroula, un possibile corale posto in chiusura che dovrebbe funzionare a fagiolo per terminare i concerti (consiglierei l`ascolto di quest`ultimo brano, e un po` di tutto il disco, a tutti coloro che a suo tempo furono ammaliati dai grandi Roof). Altrove il gioco si risolve nei micidiali intrecci ritmici di Sà ng Xale Man e Doxandéem, con il violoncello relegato in un ruolo classicamente contrabbassistico. Noon è invece una storia a se stante, nel suo non velato omaggio a quella modernità , anche elettronica, che tanto deve alla tradizione musicale africana. “Janna” è un disco talmente splendido da rendere irrinunciabile il concerto che il trio terrà a Firenze - Sala Vanni, Piazza del Carmine 14, Sabato 13 Novembre, ore 21:00 (non sono a conoscenza di eventuali altre date italiane).
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