Masin e Caprioli non sono due novellini, a dispetto del fatto che il primo ha pubblicato solo una manciata di dischi mentre il secondo è addirittura all'esordio discografico... e qui potremmo aprire una lunga parentesi sul dato di fatto che il termine 'musica' viene sempre più confuso con discografia e, conseguenza di ciò, i musicisti che non hanno pubblicato dischi vengono considerati 'out'. Due 'outsiders', quindi, anche se è dissimile il percorso che hanno seguito prima del loro incontro, in senso artistico, che dovrebbe risalire a circa quattro anni fa. Gigi Masin inizia come chitarrista che interpreta blues e folk, una prima cassetta autoprodotta esce già nel 1972, ed evolve poi verso forme ibride di ambient e minimalismo. Giuseppe Caprioli è invece il classico 'non musicista', o manipolatore che dir si voglia, impegnato anche in altre forme espressive quali la poesia o le arti visive. Il lirismo limpido di Masin e i percorsi contorti di Caprioli trovano un punto di incontro in questo CD che vive, e per ciò affascina, di un precario equilibrio. Se teoricamente l'incontro storico fra Fripp & Eno potrebbe rappresentare un lontano punto di riferimento, la realtà parla un linguaggio diverso, reso più 'stereofonico' causa l'ampliarsi delle tecniche e dei modelli espressivi che hanno diversificato a ventaglio la musica elettronica negli ultimi vent'anni. Quindi... non è minimal-techno la pulsazione che funge da oscuro e ovattato sfondo alla pregnante concretezza di Density? E non è dark-ambient quello che sottintende all'evoluzione infinita di Ipogeo? E l'intreccio ritmico di Aften non ricorda melodie di gong orientali, mentre quello che dovrebbe essere il fluido melodico è un oscuro e frammentato ghigno para-industriale? Con ciò non s`intende dire che "Moltitudine in labirinto" manca di personalità , dacchè tutti i linguaggi usati vengono personalizzati, perfino fin troppo, dall'ingegno dei due. Moltitudine rappresenta il clou del disco, cioè il momento in cui le due poetiche si incontrano in pari percentuale, creando così una 'giustificazione' alla collaborazione stessa. Altrove i mondi si separano, non sempre percettibilmente, formando i suoni cristallini di Coral, miracolosa visione sottomarina, e il melodiare a filo di feedback di The Butterffly's Tale. Ciò da una parte. Dall'altra ci sono invece Torre Pinta, che evoca tempeste, e First Dream, che sotto le fragili onde melodiche nasconde i fumi dell'inferno. Resta da dire di Vertical, brano posto a chiusura dell'interessante percorso, che risulta un po' troppo avvolgente, seppure corretto, in opera di remixaggio, da parte di Caprioli. Un punto di merito va alla qualità del suono, alla nitidezza dei particolari e alla cura dell'insieme. Potrei chiudere qui... ma come non ringraziare Giovanni Antognozzi che con la sua Ants fa luce su 'outsiders' di questa fatta.
|