"Archival 1991" è un lavoro che permette di avvicinarsi alle prime cose in fatto di sperimentazione sonora affrontate dal sound designer Richard Chartier. Il lungo brano altro non è che una rielaborazione di due vecchie composizioni del 1991 create tramite l`ausilio del sintetizzatore, analogico e digitale.
La trascrizione ex novo è ampliata con l'aggiunta di 17 minuti in più nella durata.
Nel complesso siamo distanti dal mood contemporaneo in cui architetture minimali e suoni radi di spessore incarnarnano la forza principale. Il pieno utilizzo dell'ambiente circostante, che va a diventare un vero e proprio studio di registrazione, ed il materiale di ricerca ottenuto prettamente da field recordings non è stato ancora raggiunto.
In questo caso il risultato, per il neofita in particolare, potrebbe apparire con un 'senso' ben preciso, dato che l'intera 'suite' poggia su drones profondi e catartici. Si va delineando un albore che fa da specchio ad un passato di matrice industrial. Di seguito si entra a pieno contatto con l'isolazionismo più estremo dei primi anni 90, spingendo a tirare in ballo nomi quali Robert Rich, tolta da questo l'eccessiva carica statica, Biospehere e, perchè no, il John Duncan dei primi periodi. La valutazione è duplice: se si considera l'opera come testimonianza di un passato, alquanto tenebroso, possiamo confermare un certo interesse, ma se ci si attesta su una valutazione unicamente musicale l'opinione è differente. L'ostinata ripetizione ci ricorda troppo quel vortice dark ambient che ha fatto il suo tempo senza lasciare particolari seguiti.
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