I fans dello stralunato trio argentino possono tranquillizzarsi, accomodarsi in poltrona e tirare un profondo sospiro di sollievo. Tale effetto rilassante viene indotto dal fatto che, nonostante i tre abbiano da poco deciso di sciogliersi (sarà da crederci ?!), questi mattacchioni dei Reynols hanno ancora archiviato in soffitta una serie di registrazioni (che ci auguriamo vedano presto la luce) che sfiorano la cifra di 200 ore. Messo un attimo da parte “The Bolomo Mogal F Hits”, ultima fatica da accreditare alla band, il trio composto da Miguel Tomasin, Moncho Conlazo e Anla Courtis ha in uscita un nuovo full lenght: “Grave Stone Sounds” per i bizzarri tipi della Textile, sul cui sito (http://www.textilerecords.com) è possibile leggere una specie di testamento morale e spirituale firmato Reynols riguardo la 'drammatica' scelta dello scioglimento. Comunque continua la collaborazione coordinata Sol Mayor Project: formazione unicamente dedita nella rilettura di vecchie cover rock che si muove esclusivamente all'interno dei centri riabilitativi per disabili, con l'intento di svolgere attività di sostegno e beneficenza volte ad attività d'integrazione sociale.
Il sound dei Reynols, anche per l'occasione, mostra la sua forza nel prendersi gioco di svariati canovacci sonori partoriti dall'alba del novecento sino ad oggi. A venire maggiormente a galla è l'attitudine psichedelica (perchè non provate ad osservare l'intera iconografica mistica in cui ruota la band, dove la persona di Tomasin assume un punto di riferimento 'spirituale', una guida imprescindibile per tutto l'ensemble) ma la soave grazia della loro arte si cela nel plasmare, con 'lentezza' disarmante, un mondo che potrebbe tranquillamente inglobare i seguenti elementi: tradizione popolare, jazz, rock, musica contemporanea, elettro-acustica sino alle recenti manipolazioni digitali di stampo elettronico... insomma, ricercare un aggettivo cui identificare l'intero mood di questi loschi signori non è un' esperienza tra le più semplici.
E` proprio la voce di Tomasin ad aprire il sipario nei brevi istanti di Mesibe Musica con l'inconfondibile tratto 'catatonico' intento a dettare un assurdo giro di prova ritmico. Da Manisero Mufuso, ballata narcolettica dalle tinte desertiche (da segnare l'apporto esterno di Pacu e Papaya Perales), la trama s'infittisce di soluzioni multiformi e variegate. Vi è spazio per il noise distorto e bislacco di Depedidos Banda, per la psicotica samba di Clar Mogal Pepelachos mentre in Lo Mofifero Suridos ad aleggiare è uno spirito introverso, quasi isolazionista, dove lisergici drones e variazioni minimali condiscono l'intero humus emotivo del brano. Ancora c'è tempo per l`allucinata ninnananna di Dijos Canisocios Roto (con in bella evidenza l'emissioni fiatistiche di Miguel alla cornetta) o per la sottile linea ritmica sghemba di Jaroma Chupa Juevo. Di seguito si viene sorpresi da entertainments microwaves (Jocom Sadora Tui Tui), si flirta con i disturbi chitarristici (improv) della 'tellurica' Banda Bulution 3008 per concludere divisi tra le (a)melodie corrose presenti in Batero Otros Chico e i travolgenti aromi oscuri e para fobici della finale Reynor Upo Mosca.
La voce del grande Tomasin è sempre presente e la sua profonda naturalezza basta da sola a rendere questo, come altri lavori della band, un 'piccolo' oggetto di culto.
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