Due nuove raffinate proposte giungono, nel nostro lettore, dalla Crouton Music di Milwaukee.
I due CD hanno un trait d'union nella figura di Jon Mueller (da ricordare il suo ruolo stabile all'interno dell'allettante esperienza dei Collection Colonies Of Bees, il cui “fa.ce (a” conferma un posto di riguardo tra le migliori post rock band in circolazione), presente in entrambi i progetti. “Papercuts” è un gioiellino dal taglio semplice, un mini CD che propone l'incontro di due tra i musicisti più (sensibilmente) dotati in tendenze sonore elettroacustiche. Jason Kahn e Jon Mueller sono amalgamati dall'essere, come base, due percussionisti, ma pure per la loro opera di ricerca, sempre più attenta, sulla relazione tra l'emissione acustica degli strumenti e la sua manipolazione elettronica. La sperimentazione, in questa occasione, mostra la volontà di slegarsi dai suoni esplorati sin qui dai due musicisti, essendo papercuts una composizione creata per intero mediante l'elevazione della carta a strumento. Solo carta, seppur di vari tipi e formati, con il materiale audio raccolto che è stato, infine, processato elettronicamente. La musica, paradossalmente, assume le sembianze d'una creatura esile e gentile, adatta ad inserirsi nel clima primaverile di questi giorni. Un bisbiglio quasi continuo che si lascia infastidire da piccole inserzioni 'fisiche' della materia percossa. Senza grilli per la testa, “Papercuts” sfoggia una sua classe facendo forza proprio su ciò: architettare sonorità in modo semplice e spontaneo. Jason Kahn aveva ostentato l`intenzione di guardare a nuove strade, sia con la prova, non del tutto esaltante, di “Songs for Nicolas Ross” sia con il più equilibrato duo con Steve Roden “Shimmer / Flicker / Waver / Quiver”. Riferimenti palesi vanno a capostipiti in questo tipo d'approccio cartaceo, quali possono essere l'accoppiata Bosetti / Krebs di “Paper Paper”.
Diversa, nel mood, è la musica esibita dal trio combinato da Mueller con Bhob Rainey e Jim Schoenecker. Qui vige un insieme di tre figure dai background musicali differenti. La trama, che tesse la nascita del progetto, prende le sembianze d'un romanzo noir dal ritmo sfrenato e paranoico, nonostante la musica viaggi sulla soglia d'una tensione restia ad esplodere. La session è stata registrata sotto stati fisici e umorali, a dir poco, nevrotici: una riunione avvenuta dentro una stanza d'albergo dopo 17 ore di macchina, con una smisurata quantità di caffeina in circolo, mista alla stanchezza, e i tre che riescono, nonostante tutto, a partorire questa serie di improvvisazioni bollenti ed articolate, varie nei movimenti sia timbrici sia strutturali. Si perfeziona l'estetica di Rainey, che continua a scolpire il sax facendolo, sempre più, apparire come una scultura a forma di tubo di metallo, prontissimo ad emettere gli imput che partono dallo stomaco. Mueller è camaleontico, le sue emozioni implodono e/o esplodono, a seconda dei casi, divincolandosi tra rullante e oggetti vari, microfonati attraverso un semplice hi-fi. Jim Shoenecker comprime, gratta, limita nei movimenti verso l'alto, gli `elettronics`, affermando di voler prediligere un'estetica del suono oscura e introversa. Questo omonimo CD del trio è un lavoro nel quale è facile scorgere un fascino 'perverso' per suoni ostici e impenetrabili. Tutti gli attrezzi vengono manipolati in modo da ottenere un attrito con l'esterno, scarno e viscerale. La memoria va alle recenti session collettive del `circolo` Creative Sources (ancora una volta) dove si scavano al microscopio le possibilità recondite degli arnesi da lavoro. Dopo numerosi déjà vu stiamo, finalmente, respirando una boccata d'aria fresca riguardo alle musiche altre, ed il merito è senz'altro attribuibile a questo trio, con l'aggiunta di qualche nome come Alfredo Costa Monteiro, il duo Cremaster, Masahiko Okura e l`Alessandro Bosetti del recente ”Zona”.
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