Autore disco: |
Permanent Fatal Error |
Etichetta: |
Wallace (I) |
Link: |
www.wallacerecords.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2004 |
Titoli: |
1) ||| 2) Apic 3) Nord 4) Blu 5) B. Side #1 6) B. Side #2 7) B. Side #3 8) Low, law, speed' 9) Sunflowers 10) Deaf.Blues 11) Treep |
Durata: |
43:35 |
Con: |
Francesco Billét, Nicolas Marmin, Giulio Vetrone, Olivier Manchion, Massimo Guidetti |
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ipnotico |
x Alfredo Rastelli |
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Dopo la separazione dagli Ulan Bator, di cui era una delle teste pensanti insieme ad Amury Cambuzat, Olivier Manchion ha trovato nuovi compagni d`avventura e soprattutto delle nuove e sane motivazioni. Alla luce di questo lavoro, se confrontato con l`ultima prova degli Ulan Bator, il primo senza Marchion, si nota come in effetti lo scarto tra i due musicisti leader di quella formazione andasse ben oltre semplici divergenze artistiche. Laddove gli Ulan Bator hanno spinto verso una produzione eccessiva, rimanendo ingabbiati in una forma canzone classica nel vano tentativo di mettere d`accordo un po` tutti, i Permanent Fatal Error si presentano, al contrario, essenziali e senza orpelli inutili, alle prese con un percorso musicale caratterizzato da una ricerca sonora avulsa da qualsivoglia forma restrittiva. In questo nuovo progetto, che potete chiamare anche solo PFE.RROR, Olivier Manchion è spalleggiato da Francesco Billét, dei Cut, Giulio Vetrone e Nicolas Marmin, quest`ultimo insieme allo stesso Manchion protagonista l`anno scorso nel Damo Suzuki`s Network. Da quella esperienza vengono adesso trapiantate alcune atmosfere tra le maglie di questo cd; si è detto di un mantra sonoro ed in effetti è inutile girarci attorno: lo è. L`ouverture del disco è affidata ad un giro reiterato di chitarra acustica, efficace e coinvolgente, sostenuto da una batteria secca ed attraversato da minimali incursioni elettroniche; non siamo molto distanti da una ipotetica versione acustica degli Slint. Questo modo di suonare ad libitum alcuni frasi musicali, la ritmica vicina al kraut-rock di Can e Neu!, e il muoversi tra l`acustico e il digitale (su questo fa fede soprattutto la conclusiva Treep) è un motivo che ritroveremo nel corso dell`intero lavoro. In Nord il quadro è arricchito anche da un canto in odor di misticismo, in Blu e B. Side #1 troviamo riferimenti jazz, vaghi nel primo, più marcati nel secondo con tanto di tromba davisiana e basso dub in loop. Partiture più complesse caratterizzano la title-track in cui l`intreccio tra chitarra e basso si dissipa lentamente lungo tutto il corso del suo svolgimento, mentre a rappresentare il lato più propriamente folk ecco spuntare una morbida Sunflowers. Il disco, nel complesso, trova il suo punto di forza nelle atmosfere che i quattro diligentemente ricamano, risultando alla fine un lavoro molto suggestivo e ipnotico e lasciando spazio ad un`ampia gamma di soluzioni che potranno bene essere sviluppate in futuro; d`obbligo sarà non perderli di vista.
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