Nicolas Collins è il primo autore storicizzato che entra nell`ancor giovane catalogo dell`Apestaartje, e la sua presenza rappresenta sicuramente uno stimolo, diretto alla scoperta dell`etichetta, per quei settori di pubblico non troppo aggiornati sulle nuovissime realtà . Si tratta quindi di una realizzazione estremamente importante e, volendo essere più triviali, possiamo ben definirla come il classico colpo gobbo. Collins, nativo di New York e allievo di Alvin Lucier, è un musicista elettronico che attualmente vive a Berlino ed ha già una considerevole discografia distribuita, a partire dai primi anni Ottanta, su etichette significative come Lovely, Trace Elements e Plate Lunch. Pea Soup (1974-76) è una composizione non recentissima e sicuramente già nota a chi segue le gesta del musicista, quindi, in un certo senso, quella della Apestaartje è una pubblicazione `attesa`, e si tratta di un altro elemento che va ad accentuare quegli stimoli già riferiti in inizio di recensione. Questa versione del brano risale al Giugno del 1999 ed è stata registrata al Plasy Monastery, nella Repubblica Ceca, con il solido contributo del contrabbassista George Cremaschi. Si tratta di una struttura a base di feedback e risonanze, modellata dall`architettura del luogo in cui viene eseguita, che fa pensare agli storici lavori di Maryanne Amacher. L`effetto è avvincente, potrebbe funzionare benissimo come colonna sonora di un dramma spaziale, e la relativa concisione impedisce il rischio di un indebolimento da assuefazione. La tensione, come insegna Brian De Palma, non va mai prolungata troppo a lungo, pena il suo decadimento a noioso complemento. Quanto detto riguarda l`impatto del brano, quello derivante da un primo ascolto, chè poi scopri gli artifizi, i sottintesi, i particolari, le modulazioni, le timbriche, la dinamica e la qualità del suono, e il tutto ti sembra ancor più bello.
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