Autore disco: |
Bron Y Aur |
Etichetta: |
Wallace (I) |
Link: |
www.wallacerecords.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2004 |
Titoli: |
1) non comprarti pane con este dinero 2) part 1 3) the poetry reading 4) white rabbit 5) sound 005 6) rosto gramash 7) dieci passi 8) i padroni del vapore 9) sound 009 10) better blues 11) come si esce qua adesso? |
Durata: |
43:48 |
Con: |
Fabio Cerina, Luca Ciffo, Fabio Ferrario, Marco Mazzoldi, Michele Sarti, Edoardo Ricci, Carlo Coppadoro, Paolo Cantù, Xabier Iriondo
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Più di una conferma |
x Alfredo Rastelli |
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A tre anni di distanza da “Beetween 13 & 16” ritorna uno dei più fulgidi esempi di free-rock nazionale e non solo. I Bron Y Aur si presentano di nuovo come band `aperta` e paradossalmente nel loro essere totalmente slegati da canovacci alcuni hanno trovato una loro dimensione ed identità ideale. Lo dimostravano allora e si ripetono adesso con un lavoro ancora una volta coraggioso e di notevole fattura ma che non manca di inserire alcuni elementi di novità . Vita al nuovo lavoro, insieme al nocciolo base costituito da Fabio Cerina, Luca Ciffo, Fabio Ferrario e Marco Mazzoldi, hanno contribuito a darla anche Edoardo Ricci, già partecipe del precedente disco, Michele Sarti e Carlo Coppadoro ovvero la sezione fiati del disco. A questi bisogna aggiungere il lavoro, tutt`altro che di secondo piano, di Paolo Cantù e Xabier Iriondo in fase di arrangiamento e mixaggio.
“Quien sabe?” nei suoni riferimenti allo spaghetti western introduce una musica di frontiera, vissuta ai margini e pronta a nutrirsi indifferentemente di rock, kraut, free jazz, improvvisazione nonchè ad utilizzare in fase di produzione la tecnica del collage; un suono senza regole, quasi immune da leggi fisiche, lasciato in balia di vertiginosi giochi di pieni e vuoti di influenza This Heat ed A Short Apnea. Vibrafono e percussioni poi connotano il disco di un retrogusto esotico, almeno quanto lo può essere una vita passata a vagabondare nel deserto (quello americano). C`è, infatti, nei Bron Y Aur, un capovolgimento dell`estetica del deserto, l`immaginario preferito dell`hard rock e dello stoner su cui alcuni anni orsono il gruppo gettava le fondamenta del proprio suono. Il disco sfugge a catalogazioni: la free form della band si arricchisce di strutture sghembe (Non comprarti pane con este dinero) e di momenti sorprendentemente più rilassati (dieci passi) sebbene gli attimi di tensione siano sempre dietro l`angolo (i padroni del vapore); ancora, troviamo vaghe `distrazioni` giapponesi (sound 009) insieme a più marcati richiami rock (sound 005); esplosioni di chitarra si alternano ad arpeggi ed intrecci irregolari (part 1); false ripartenze fanno seguito ad accelerazioni strumentali; sequenze più narrative (il quasi reading da ultima spiaggia di the poetry reading) lasciano il passo all`annichilimento sonoro; scherzi strumentali (rosto gramash) susseguono a brevi fanfare crepuscolari (white rabbit, better blues). Il gioco degli opposti si potrebbe definire, se non fosse che il tutto risulta di una coerenza rara. Più di una conferma.
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