Se, da una parte, il livello qualitativo dell`etichetta austriaca Durian continua a viaggiare nettamente sopra la media, dall`altra l`aspetto informativo a proposito della produzione, per non affrontare le confezioni, è sceso sotto lo zero. Quindi poco si sa dell`autore e dei mezzi utilizzati per confezionare questo CD, a parte l`idea, sottratta al titolo, di più elementi che interagiscono tra loro (concetto alquanto vago e fumoso). Quindi... orecchie in groppa e via, a cercar di capire cosa Brandlmayr intende raccontare. Innanzi tutto direi che c`è un editing al computer, anche se non ne sono certo al 100%, fatto però anche su suoni d`origine acustica. In particolare si sentono dei suoni percussivi metallici, non è chiaro se creati con strumenti (magari autocostruiti) o con semplice oggettistica, che sono il leit motiv del disco e si strutturano anche in momenti aritmicamente parecchio godibili e trascinanti, com`è il caso della porzione finale in Relikt K89 o di quella iniziale in 20 UHR 8. Altrove, come in O.T., le atmosfere sono più lente e claustrofobiche, con l`utilizzo di voci probabilmente sottratte a qualche trasmissione via etere. Nella parte finale di 20 UHR 8 c`è un suggestivo soffiare su oggetti cavi... direi che potrebbe essere una colonna sonora perfetta per l`Aguirre di Herzog, soprattutto se usata per sottolineare alcune scene della zattera che discende il fiume. Sono ancora le voci (più sussurrate... alla Ferrari) ad essere protagoniste in Dokument EK1, e poi rumori, campanacci, vibrazioni, stille di piano, soffi, feedback... sub-stratificazioni industrial sempre in bilico, inclini ad implodere nella più struggente oscurità . Mondo cane, c`è da dirne di cose se dai retta alle suggestioni... per esempio che Mir, in apertura, è fatta d`echi, rimbombi e sciabolate nel vuoto, tipo `whirly instruments`, e Moho, nel finale, di stridori scanditi da un mood ritmico metronomico. I titoli dei brani, inintelligibili, completano il quadro di un disco misterioso e affascinante dal primo all`ultimo suono.
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