Il californiano Christopher Willits - che ha raggiunto una certa notorietà presso il pubblico degli appassionati per merito di “Folding, And The Tea”, su 12k, e del duo con Taylor Deupree nella serie `invisible architecture` della Audiosphere - è uno dei musicisti cardine in quel percorso, all`interno della nuova musica elettronica, che ha riportato la chitarra ad assumere un ruolo di centralità .
I suoi, chiaramente, sono suoni di chitarra trattati elettronicamente, figli delle chitarre preparate e della meccanizzazione, più che dei cantastorie e dei folksinger (anche elettrici e metal-lici), eppure dotati di un alto potenziale pop (inteso come facoltà di piacere a molti).
La musica di Willits è una morbida psichedelia in grado di ammaliare chi ha apprezzato “Endless Summer”, Dorine_Muraille o gli ultimi tu m`. Graziosamente balbuziente, sinuosa, malinconica, se vuoi, e fantasiosa, è un concentrato agro-dolce che prospera in quelle stesse spiagge dove vagano i sogni dei molteplici Fennesz... ...e dove hanno vagato quelli di molti altri: California Dreamin`, ricordate?
Tessiture dalla trama fitta e dalla grana fine dove, fra le maglie del trattamento elettronico, è possibile intravedere / sentire il calore delle mani, dei polpastrelli, e l`attrito sulle corde. Un gusto casalingo, se non bucolico, che sembrava perso sotto tonnellate di decibel e che ora viene restituito dagli algoritmi di un computer. Storie di ieri? Storie di oggi? Storie di domani? O solo storie che, magari, si ripetono?
“Pollen” (polline) è stato registrato nel 2001 ma, probabilmente a causa delle difficoltà attraversate dall`etichetta nord-irlandese, è uscito soltanto adesso, non è chiaro se a fine 2003 o ad inizio 20004, trovandosi così impossibilitato a svolgere quell`opera fecondatrice insita nel suo nome.
Peccato, perchè mostra idee preveggenti, per l`epoca, e fresche ancor oggi. Forse, in futuro, lo dovremo rivalutare, ma, per ora, accontentiamoci di poterlo ascoltare.
E` già tanto.
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