Autore disco: |
Mount Washington // Team Up |
Etichetta: |
Reify (USA) |
Link: |
www.reifyrecordings.com contact@reifyrecordings.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2004 |
Titoli: |
1) 5:37 2) 7:58 3) 10:25 4) 7:27 5) 12:41 6) 6:34 7) 9:43 // 1) In Space Of Tactile Familiarity 2) Defamiliarizing The Table 3) Nearly Objects Leading Others To Recede 4) A Certain Distance Between Individuals 5) Inclusion Of Fragments From The Real World 6) The Oscillation Of Arc & Circle 6) A Certain Distance Between 7) The Things We Find There Are The Things We Reach For (An Everyday World Always Grows Impatient) |
Durata: |
60:55 // 58:27 |
Con: |
Martin Blume, Jeremy Drake, Tucker Dulin, Wolfgang Fuchs, Chris Heenan, Anne LeBaron, Torsten Muller, Philipp Wachsmann // Jeremy Drake, Stephen Flinn, Chriss Heenan |
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da seguire con attenzione |
x Alfredo Rastelli |
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C`è una nuova base strategica e operativa per la musica impro/sperimentale e si nasconde a Los Angeles, nella cui circoscrizione viene a prendere ora forma un nucleo di musicisti senza frontiere che si raccoglie intorno all`etichetta Reify. Abbiamo già parlato dell`ottimo disco di Chris Forsyth e Chris Heenan, e ritorniamo adesso ad occuparci di due uscite dell`etichetta grazie alle quali possiamo capire qualcosa di più dello spirito che si nasconde dietro ad essa. Mount Washington e Team Up si potrebbero paragonare ai collettivi più o meno estesi che dagli anni sessanta hanno portato avanti un certo tipo di discorso e un`attitudine free che ha fatto sfaceli. Tornano in mente esperienze come AMM, MEV, il Gruppo Improvvisazione Nuova Consonanza o i giapponesi del Taj Mahal Travellers, e Group Ongaku. Lo spirito di comunione e di aggregazione riconduce anche ad istituzioni come l`AACM o la Tribe o, ancora, la Company in Europa. Elemento caratteristico di questo Mount Washington è infatti l`apertura e la commistione con musicisti del vecchio continente. Nata, l`idea, nell`ambito di un festival di musica improvvisata nel 2003 e registrato nella casa di Patrick Wilson in quel di Mount Washington (da qui il nome dell`ensamble), questo disco vede agire insieme, one shot, un collettivo che si raccoglie intorno ai losangelini Jeremy Drake e Chris Heenan a cui si uniscono personaggi di grande spicco come Wolfgang Fuchs, Torsten Muller e Philipp Wachsmann (direttamente dalla King Übü Örchestrü), insieme ad Anne LeBaron, Tucker Dulin e il tedesco Martin Blume. Mount Washington è il numero uno del catalogo della Reify e già da questo lavoro possiamo estrapolare dei punti di riferimento ben precisi per tracciare una mappa delle sonorità che l`etichetta sta sviluppando: i suoni sono molto limpidi ma ostici, la struttura è impro ma solida; si gira attorno al jazz e alla contemporanea con cognizione di causa e con un fine ben preciso. Una decostruzione del jazz in funzione della sperimentazione sonora, spinto dalla passione verso le avanguardie, che tende comunque a compattarsi e a trovare una sua struttura ed identità ; la musica, infatti, risulta assolutamente compiuta e non sbaglierete ad avvicinarla al Group Ongaku o alla King Übü Örchestrü (l`influenza dei tre si fa sentire) o, per rimanere ai giorni nostri, anche ai Polwechsel con cui condividono un certo uso di elettronica, anche se in questa occasione riveste ancora una posizione marginale.
Team Up recupera invece l`assetto del piccolo combo: un progetto che, costruito intorno ai fautori di Mount Washington, Chris Heenan ai fiati e Jeremy Drake alla chitarra acustica amplificata, ha avuto varie incarnazioni prima di approdare a questo omonimo lavoro, con la partecipazione del pugile Stephen Flinn alla batteria e percussioni. Il disco è stato registrato in un sol giorno di novembre dello scorso anno a Los Angeles e conferma quello spirito impro di cui abbiamo già parlato. Tolto un paio di pezzi in cui sono più marcati i riferimenti jazz, da quello free (Evan Parker, Derek Bailey) a quello più avant (i vari nmperign, Axel Dörner), il disco si spinge con maggior forza in direzione di una musica sperimentale e d`avanguardia; diventa metallica e concreta, silente e ruvida, si inoltra su territori che sembrano lambire anche certa elettronica minimale a conferma di quanto sia labile il passo tra l`uno e l`altra. La chitarra di Drake raggiunge ragguardevoli livelli di alienazione e le percussioni di Flinn sono quanto più vicine a certa musica concreta di quanto ci si potesse aspettare. La Reify è già più di una promessa, sicuro che ne sentiremo parlare ancora.
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