Alfredo Costa Monteiro, a prima vista, si presenta sotto ai riflettori come un perfetto sconosciuto. Ma, affrontata una ricerca attenta, vengono a galla diversi aspetti che invitano a soffermarsi sull'estroso modus operandi del fisarmonicista. Lo strumento principale si fa apprezzare per un approccio con l'esterno totalmente libero e disincantato.
Portoghese di nascita, ma stabile da tempo in quel di Barcellona, Monteiro possiede un curriculum che, seppur sprovvisto di un voluminoso background produttivo, mette bene in evidenza la passione per la musica d'avanguardia.
Il giro cui ruota, con più assiduità , fa capo alla portoghese Creative Sources e le collaborazioni più recenti lo vedono accreditato all'interno del lavoro, partorito insieme ad altri musicisti del giro portoghese, “Cesura”; una violenta smossa di vari canovacci, quali musica colta, free jazz ed elettroacustica. V'è, poi, la presenza stabile all'interno del trio dei Treni Inerti (sempre per la CS è uscito l'introspettivo “Ura”) con i due trombettisti Ruth Barberà n e Matt Davis. Un melange che approfondisce l'asprezza di certi suoni nella loro intimità più nascosta. La vera bomba, se così si può definire, è incarnata dal duo con il manipolatore elettronico spagnolo Ferran Fages, battezzato Cremaster. Un'autentica boccata d'aria fresca da cui, sempre del 2003, è scaturito un disco per casa Antifrost: “Infra”. In esso, da osservare il mood estroverso, Monteiro propone il suo disimpegno alle regole accademiche suonando, o meglio sfregando una chitarra con diversi oggetti autocostruiti. Il disco prende le sembianze del primo Kevin Drumm (ben si calza la 'granulosità ' del disco d'esordio), sbircia dalle parti di Keith Rowe senza, però, lasciarsi plagiare a pieno nei movimenti decisionali, risale verso certa elettronica estrema di marca Touch inizi anni 90', finendo per approdare all'unisono nella libera improvvisazione dei giorni nostri.
In poche parole: acquisto caldamente consigliato.
“Rumeur”, tolto l'ombroso spettro riguardante una serie di CD-R pubblicati in passato, è il primo lavoro fabbricato in completa solitudine dal musicista. Poco c'è dato di conoscere, attraverso le note interne, sull'assemblaggio dell'opera (un altro punto da evidenziare riguardo la linea 'spartana' in cui si muove Monteiro). Le tracce consistono in cinque assaggi che dimostrano come sia possibile arrivare a smuovere radicalmente il suono comune d'una fisarmonica. Ognuno dei momenti possiede una sua identità . Un crepitare frastagliato del suono, a tratti, fa pensare che sia della carta ad essere percossa; un momento dopo la materia diventa omogenea, acquisendo le sembianze di un possente drones sorretto da microvariazioni tonali. Di seguito troviamo (lunghi) istanti dove salgono alla mente i trattamenti chirurgici sui fiati (l'introspezione del trombone di un George Lewis, il rigore matematico nell'eseguire di un Anthony Braxton...) o, come nel penultimo tassello, dove un perpetuo stiramento stridulo del suono fa ipotizzare l'armeggiare ondulato di strumenti a corda. C'è un non so che di giocoso, di beffardo, che tinge alcuni frangenti d'una propensione alla musica peraltro seriosa.
Non mi meraviglierei se la figura di Monteiro venisse accostata senza freni ai diversi scampoli artistici degli ultimi anni rappresentati da varie entità come: Alessandro Bosetti, Annette Krebs, Sachiko M (soprattutto per l'estetica stilizzata del suono), Bhob Rainey e Greg Kelley. Auguriamoci di sentirne parlare al più presto!!!
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