Ecco arrivare, dopo un po' di tempo trascorso in sordina, un 'piccolo' lavoro del musicista elettro-elettronico Adriano Zanni, meglio conosciuto come Punck, forgiato nella migliore tradizione del 'Do It Your Self'.
La sua assenza dalle scene è da attribuirsi, esclusivamente, alla produzione discografica (voglio, a chi non l'avesse già fatto, consigliare di prendere contatto con “Mu”, uno degli ultimi dischi che ben metteva a nudo le spigolose geometrie sonore di Punck), invariata è rimasta, invece, l'attività concertistica e la militanza all'interno del collettivo IXEM.
In merito alla produzione del tre pollici, fatta circolare in giro per la rete, basterebbero le parole corredate dallo stesso autore a porre fine alla recensione. Tali note, che narrano di “un misto di field recordings, droni, suoni concreti e campioni cinematografici... un lisergico film senza immagini, lungo 20 minuti...”, fanno venire a conoscenza dell'imput a cimentarsi, come fatto di recente anche dai colleghi capitolini Arg e Roberto Fega, con una struttura che insegua un concept cinematografico. Un film 'utopico' dove ogni singolo fotogramma viene elaborato dal singolo fruitore che vi si addentra... è questo l'arduo compito che il conduttore si prefigge di portare a compimento.
La musica, d'altro canto, ama sostare in lidi sospesi, simmetricamente, tra un ambient di matrice isolazionista (ripensare al Bernhard Günter di “Brown, Blue, Brown on Blue (For Mark Rothko)” o del seducente “Buddha with the Sun Face / Buddha with the Moon Face” contribuisce ad avvalorare la tesi) ed un'altra propensa al mixage con scenari derivativi dell'industrial (penso, particolarmente, agli ultimi esperimenti solisti di Andrew McKenzie / The Hafler Trio).
L`unica pignoleria, se vogliamo essere proprio fiscali, è da rivolgersi al campionamento vocale maschile, che fa la sua comparsa dopo pochi minuti dall`inizio. L'eccessiva massa corporea emessa, alle volte, dà la sensazione di trovarsi fuori posto, rispetto all'intero svolgimento, emotivo e musicale, in cui si articola la suite. Niente da dire, al contrario, su quella femminile, soffusa e sussurrata, che contribuisce a riscaldare, ulteriormente, la gradevolezza dell'ascolto nel suo insieme. Un sincero apprezzamento, come sempre, va all'operazione nel suo complesso (confezione, mood...) che ricorda, briosamente, la gloriosa serie a tre pollici della francese Metamkine.
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