Autore disco: |
Lothar And The Hand People |
Etichetta: |
Acadia (GB) |
Link: |
www.evangeline.co.uk |
Formato: |
2CD |
Anno di Pubblicazione: |
2003 |
Titoli: |
1) Yes, I Love You 2) Today Is Only Yesterday`s Tomorrow 3) Midnight Ranger 4) Sister Lonely 5) Wedding Night For Those Who Love 6) Heat Wave 7) Say, “I Do!” 8) What Grows On Your Head? 9) Sdrawkcab 10) Space Hymn / 1) Machines 2) This Is It 3) This May Be Goodbye 4) That`s Another Story 5) Kids Are Little People 6) Ha (Ho) 7) Sex And Violence 8) Bye Bye, Love 9) Milkweed Love 10) You Won`t Be Lonely 11) Woody Woodpecker 12) It Comes On Anyhow 13) Paul, In Love 14) L-O-V-E 15) Rose Coloured Glasses 16) Comic Strip 17) Every Single Word 18) Have Mercy (Mercy, Mercy, Mercy) 19) Let The Boy Pretend |
Durata: |
40:08 / 47:48 |
Con: |
Paul Conly, John Emelin, Tom Flye, Rusty Ford, Kim King |
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(a tratti) interessante... |
x etero genio (no ©) |
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Lothar And The Hand People sono uno dei gruppi americani più famosi fra quelli che, alla fine degli anni Sessanta, tentarono di inserire l`elettronica in un contesto pop. Accanto, ovviamente, ad United States Of America e Silver Apples. Fra gli strumenti usati, insieme agli usuali chitarra basso ecc, ci sono, naturalmente, sintetizzatori e theremin (lothar). Fra il 1967 e il 1969 pubblicarono due album più alcuni singoli che, nonostante gli ammiccamenti ai più noti gruppi inglesi, contengono più di un elemento in grado di farli ricordare. Perle e scorie, fra queste un`inutile cover di Bye Bye, Love e un`americanata come Midnight Ranger, oltre all'accoppiata Paul, In Love e Wedding Night For Those Who Love, due sbrodolate che si avviano in punta di piedi verso il progressive peggiore (quello fatto di synth e citazioni dalla musica classica).
Fra le perle...
Andiamo con ordine. “Presenting...”, il primo album del 1968, è più ingenuo, discontinuo e meno personale. L`inizio, con la giungla meccanica di Machines, è una vera e propria dichiarazione di guerra, ma i toni sono notevolmente attenuati negli altri brani. Fra le cose da ricordare c'è il bues, pizzicato da un certo mood pre-wave, Sex And Violence, l`epica ballata folk Milkweed Love e l`esperimento cyber-robotico It Comes On Anyhow.
Anche fra i singoli che precedettero “Presenting...” c`è del buono: L-O-V-E è una canzoncina che mi fa pensare a come i Jesus & Mary Chain non abbiano inventato nulla, Love Coloured Glasses è una delicatezza in punta di plettro e la spiritata Comic Strip è una filastrocca ancora in odore di folk music.
“Space Hymn”, il secondo album del 1969, è più definito e convincente, nonostante restino pressanti i richiami alle star britanniche. Yes, I Love You e Today Is Only Yesterday`s Tomorrow `soffrono` tanto gli arrangiamenti alla Kinks da rendersi proponibili per un ingresso, plausibilmente senza sfigurare, nel villaggio verde del Sgt. Pepper. I toni morbidi che arrotondano il blues Sister Lonely fanno, invece, pensare al Jimi Hendrix di “Axis: Bold As Love”. La sensazione che il gruppo, se non avesse abdicato, avrebbe potuto fare di più è racchiusa in Say, “I Do”, Sdrawkcab e Space Hymn: trattasi di un delizioso gioiellino melodico, di una perla surreale, come avrebbero potuto concepirla solo il genio di un Lennon o di un Barrett, e, ultimo bagliore, di uno dei primi, e più belli, esempi di space rock, con parti recitate e un cantato dal delicato sapore intimista.
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