La figura artistica di John Hudak va crecendo di giorno in giorno, anche per merito di pubblicazioni come “For The Time Being”. Dopo il recente “Room With Sky” (*), lavoro basato sul fenomeno sonoro ricavato dall'unione di voce e computer, la Cut lancia un breve excursus circa la raffinata elettronica plasmata da Hudak. La delicatezza e la luminosità dei paesaggi affrescati lo avvicinano, per tanti versi, alle prodezze elettro-elettroniche di Taylor Deupree, Richard Chartier o Tetsuo Inoue.
Lo scopo dell'operazione Cut è osservarlo in due confronti live, avuti lo scorso anno con Jason Kahn e Bruce Tovsky, differenti l'uno dall'altro nella scelta dei mezzi e dei modi di realizzazione.
La prima performance - “Winter”, un'installazione curata da Kahn presso la Diapason gallery di New York - presenta un brano costituito dal consueto (ri)mescolamento di una discreta quantità di campionamenti: sound-files sull'effetto emesso dalla neve cadente, dall'archivio del percussionista, e field recordings 'acciuffati' da entrambi in prossimità dell'abitazione di Hudak. La causa-effetto del brano è velata da una percezione tribaloide del tempo: riverberi metallici, gocce di beeps minimali, fruscii che diventano onde prossime a schiantarsi sulla calma piatta posta in profondità . Un sentire che trae linfa dalla 'fase di mezzo' dei Repeat (Toshi Nakamura + Kahn), se vogliamo il periodo più equilibrato del duo nel dosare l'uso dell'elettronica con l'acustica.
Nella costruzione con Tovsky ci si avvicina ad una maggiore dinamicità del movimento, complice anche l'ispirazione fornita ad entrambi dal minimalismo classico (Steve Reich e Terry Riley), elemento che però si limita a veleggiare disincantato, senza troppo soffocare e ingombrare il campo all'estro originale dei due. Il presente si tinge delle ultime sofisticherie hi-tech, costituite da suoni piccoli(ssimi), centellinati, sospinti verso l'eleganza di Stephan Mathieu e il glitch degli Oval. La creazione è avvenuta, come di 'consueto', attraverso la trasformazione in real time della chitarre di entrambi, con l'ausilio di programmi specifici, quali il Max/MSP, tra i più in voga fra gli addetti ai lavori. Formula dall'effetto bilanciante: Tovsky lavora l'emissione prodotta dalle corde di Hudak, e viceversa, per un risultato più che gradevole all'udito.
In definitiva una mini-compilazione adatta per trascorrere una piacevole ora, cullati da delicate nenie elettroniche, fluide al tatto e 'senza troppe pretese'.
(*) la recensione dettagliata del lavoro, scritta da e. g., è stata da poco pubblicata su sands-zine
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