“The Thing Like Us”, ossia Res nobis similis, è il titolo che sintetizza le trame del nuovo progetto-omaggio al filosofo Baruch Spinosa (1632-1677) del compositore greco Yannis Kyriakides. Si potrebbe anche riprendere il meno eloquente “I am not where i think myself to be” con cui il progetto fu presentato nel 2002, tanto la bussola consegnata all`ascoltatore alla fine del lungo rosario di track (ben 98) non indica un solo punto cardinale da seguire.
L`ispirazione dell`omaggio di Kyriakides matura nella città natale del filosofo, nella sua casa, tra le sue vie, nelle sue viscere. E qui, con la collaborazione del gruppo teatrale ZTHollandia e il VeenFabriek, ne dà forma in un`ambientazione scenografica senza eguali: casa di Spinosa, amplissimo cortile interno lattescente, strumenti sospesi con lunghe corde, una larga ampolla di liquido fluorescente sospesa a mezz`aria, interpreti che indossano lunghi trampoli ed immensi vestiti bianchi. Ascoltato ad occhi chiusi, quella suggestione scenografica, a cura di Isaac Carlos, può essere colta anche nella registrazione.
Il progetto consta di due lunghe parti, differenti ma complementari. La prima, “Affectio”, sceglie come cardine teoretico le “definizioni di emozioni” offerte nella terza parte dell`Etica di Spinosa; la seconda, “Epistola”, si sovrappone alle parole registrate in una lettera che lo stesso filosofo scrisse a G. H. Schaller riguardo al libero arbitrio. Com`è destino che sia per un progetto che muove intorno, nella mente e nelle viscere della filosofia, la musica si puntella e si aggancia alla parola, dalla quale però non trae nè verità , nè assiomi. Di fatto, se l`iniziale ispirazione Spinosa è stata quella di suggerire una teoria dell`ego immaginario, come questo colpisca la nostra concezione di noi stessi, anche per Kyriakides il proposito preliminare è stato quello di presentare uno specchio elettroacustico nel quale riconoscere un certo numero di suoni, immagini, figure ed emozioni che possano manifestare qualcosa che sia come noi vogliamo che siano i nostri sentimenti e desideri.
Le quarantotto definizioni di “Affectio” (divise in azioni e passioni) palpitano sul filo della voce del soprano Ayelet Harpaz e sulle stoccate dell`arpicordista Anne Faulborn. Ciascun pezzo si modula ora sul piano emotivo, ora su quello corporeo, finendo più spesso col consumarsi in un`atmosfera volutamente rarefatta. L`intervento live electronics di Kyriakides è, infatti, nebulizzante, atto soprattutto a dilatare (versare?) le ispirazioni dell`ipotetico ego spinosiano docente. Il gioco tra liquido ed elettronica, come se l`energia elettrica si potesse tramutare in fluido e diventasse linfa vitale per la musica, è intenso, insistente, ciò nonostante velato, tenuto a freno. Due track mute traghettano all`“Epistola”. Qui l`idea del flusso di velocità che trasformano il materiale (filosofico/acustico) da uno stato all`altro è pressante. Le voci di Carola Arons e Bert Luppes, ma soprattutto le percussioni suonate da Tatiana Koleva, modulano le connessioni, più che i passaggi. La linfa-parola tracolla nel suono, nella sua costruzione, della sua manipolazione, nella sua esplorazione. E lo specchio “elettroacustico nel quale riconoscere qualcosa che sia come noi vogliamo che siano i nostri sentimenti e desideri” si disintegra prima che ci possa restituire un`immagine. Il finale, se può esistere, è acutissimo.
“La musica è una forma d`arte basata sul tempo”, e sul respiro. Lo diciamo dopo una virgola, prendendo il fiato necessario a colmare il lungo sospeso dato dall`ascolto di questo lavoro. Prezioso com`è raro trovarne.
|